Bologna, 24 novembre 2019 - Sono bastate poche parole pronunciate da Beppe Grillo per riaccendere in Emilia-Romagna la voglia di alleanza tra Pd e M5s. Nonostante Luigi Di Maio (che sarà domani sera a Bologna) continui a escludere ogni intesa verso il voto del 26 gennaio, nei fatti le voci in questa direzione ieri si sono moltiplicate. Il più esplicito è stato il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, anche se di passi avanti concreti non ce ne sono. Il Pd resta alla finestra e continua, comunque, a sperare, con Stefano Bonaccini che ripete ogni giorno lo stesso mantra: "I grillini ci pensino bene, perché qui hanno la possibilità di governare una Regione". Il centrodestra, invece, sembra molto meno preoccupato. "Facciano quello che vogliono, a noi non interessa", fa spallucce Lucia Borgonzoni, forte dell’ultimo sondaggio Swg che dà la coalizione a trazione leghista saldamente in testa in ogni ipotesi elettorale: tra i cinque e gli otto punti a seconda degli scenari (con o senza grillini).
Gongola mentre lo psicodramma a Cinque Stelle ha vissuto un’altra giornata dai tratti surreali. Prima l’ironia di Grillo ("in Emilia-Romagna ci andiamo per beneficenza, non potete dare un piccolo voto anche a noi?", ma anche "con la sinistra possiamo fare grandi cose"), poi l’apertura di Spadafora ("non escludo un accordo, se gli attivisti a livello locale proporranno questa linea"), infine l’ennesimo stop di Di Maio: "Ci sarà massimo dialogo con tutti sui temi, ma dal nostro punto di vista per le elezioni guardiamo alle forze civiche e non ai partiti". Nell’ombra, però, resta la voglia di provare almeno a trovare un’intesa coi dem. A spingere sono soprattutto le consigliere regionali Silvia Piccinini e Raffaella Sensoli, che hanno pubblicamente chiesto di tornare a votare su ‘Rousseau’ questa possibilità. Più cauti, invece, il capogruppo Andrea Bertani e la modenese Giulia Gibertoni, mentre Massimo Bugani, che non voleva nemmeno presentarsi, è ora il più isolato. Nel frattempo, però, sono state congelate le ‘Regionarie’, ovvero le candidature online che avrebbero dovuto designare il nome in corsa per guidare l’Emilia-Romagna.
Bonaccini mantiene la porta aperta: "Decidano loro, ci mancherebbe, ma tutti sanno che se vanno da soli vincerò io o la Borgonzoni, e questa polarizzazione porterà a uno schiacciamento di chi corre in maniera autonoma". Analisi lapalissiana, che la Borgonzoni sposa a suo favore: "I Cinque Stelle decidano quel che pare a loro, facciano gli accordi che vogliono, ma non penso che col Pd sarebbe una somma matematica di voti", perché "chi ha votato M5s sono persone che magari provengono da sinistra, ma hanno bocciato quella giunta regionale e il Pd". L’ultimo sondaggio Swg sembra darle ragione. La coalizione di centrodestra è davanti in entrambi gli scenari. Di ben 8 punti (48,5 a 40) nel caso di M5s autonomo (con la Lega primo partito al 32%, il Pd al 27 e i Cinque Stelle all’8,5). Di più di 5 (50,5 a 45) in caso di alleanza Pd-M5s, con il Carroccio che sale al 33,5% e i dem al 29%. È anche vero che il voto di lista non corrisponde necessariamente al voto dei candidati (e questo è l’unico aspetto su cui tutte le rilevazioni di queste settimane – diversissime nei numeri – concordano). Secondo Swg, la Borgonzoni resta davanti di un’incollatura in caso di M5s terzo incomodo: 43-47 contro il 41-45 di Bonaccini, ma un altro sondaggio, diffuso da Affari Italiani, ribalta questi dati e vede il governatore uscente al 46% contro il 44% della leghista. In entrambe le indagini, il candidato M5s si ferma attorno al 7%. Insomma, la partita resta incertissima.