Milano, 2 febbraio 2024 - Vittorio Sgarbi lascia la carica di sottosegretario alla Cultura. “Mi dimetto con effetto immediato e lo comunicherò nelle prossime ore alla Meloni”, ha annunciato a margine dell'evento 'La ripartenza’ organizzato da Nicola Porro a Milano. Le dimissioni sono “un colpo di teatro – ammette – sono due ore che medito se farlo o se non farlo”. Sgarbi ha reso noto di aver ricevuto una lettera dall’Antitrust “molto complessa e confusa” dove l’Autorità per la libera concorrenza dice di aver “accolto due lettere anonime” inviate dal ministro della Cultura, “in cui c'era scritto che io non posso fare una conferenza da Porro”.
L’Antitrust sulle ospitate a pagamento
Il riferimento è all’istruttoria aperta dall’Antitrust dopo la segnalazione del ministro Sangiuliano circa alcune ospitate fatte da Sgarbi. Ospitate retribuite che, in quanto tali sono vietate a componenti del governo. "La legge consente che io, attraverso il Tar, indichi quelle cose che ho detto”, ossia “che non può essere in conflitto di interessi chi non ha un lavoro, chi non fa l'attore, chi non fa il professore, chi è in pensione come professore e come sovrintendente” ha spiegato, sottolineando che “io ho fatto occasionalmente conferenze come questa. Questa conferenza secondo quello che l'Antitrust mi ha inviato, sarebbe incompatibile, illecita, fuorilegge”. Quindi, “per evitare che tutti voi siate complici di un reato, io parlo da questo momento libero del mio mandato di sottosegretario”.
L’attacco a Sangiuliano
L’attacco a Gennaro Sangiuliano è frontale: “Non parlo col ministro dal 23 ottobre quando mi ha dato la delega per andare a occuparmi della Garisenda. Non potevo sentire una persona che riceve una lettera anonima e la manda all'Antitrust. Le lettere anonime si buttano via, gli uomini che hanno dignità non accolgono lettere anonime”.
Le inchieste sui quadri
Nell’ultimo periodo Sgarbi, già indagato per debiti con il fisco, è stato al centro di altre vicende spinose con inevitabili risvolti politici. La condanna per diffamazione a discapito dell’ex sindaca di Roma Virginia Raggi è solo l’ultimo di una serie di episodi ritenuti imbarazzanti per un uomo di governo. Recentemente Report ha sollevato il caso del dipinto di Valentin de Boulogne 'Concerto con bevitore', che secondo la Procura di Imperia sarebbe stato esportato illecitamente dallo stesso Sgarbi. La vicenda fa il paio con quella che riguarda un una tela seicentesca di proprietà del critico d’arte, che lui ritiene una copia di un’opera di Rutilio Manetti ma che secondo Il Fatto Quotidiano sarebbe un originale rubato nel Castello di Buriasco, in Piemonte, nel 2013. Sgarbi ha reagito veementemente alle inchieste giornalistiche.
“Non mi devo scusare con nessuno – ha detto oggi Sgarbi all’evento di Porro – ho espresso le mie imprecazioni come fa chiunque". A chi gli chiedeva quale fosse, in seguito alla sue reazioni, l'immagine di lui che arriva all'estero, il sottosegretario ha risposto: “Dobbiamo chiederlo all'estero. Il sottosegretario non ha rilasciato nessuna intervista quindi quelle erano immagini rubate. E uno nel suo privato può dire quello che vuole”. Quanto agli auguri di morte rivolti ai giornalisti ha affermato: “Non rifarei l'intervista anche perché non l'ho fatta. E comunque il giornalista non morirà per questo”.
Pd: Ora Meloni e Sangiuliani spieghino
Le dimissioni commentate di Sgarbi suscitano la reazione dell’opposizione. "Meloni e Sangiuliano spieghino al Parlamento per quali ragioni il governo ha fatto orecchie da mercante sul caso Sgarbi", chiedono i componenti Pd della commissione Cultura della Camera. "Il governo ha fatto di tutto per evitare di prendere una posizione chiedendo, in più occasioni, il rinvio dell`esame parlamentare della mozione di sfiducia pur di non esprimersi sul caso. Per quali ragioni? Meloni, che dice di non essere ricattabile, dica come mai lei e il ministro della cultura abbiano agito con tanta reticenza".