Roma, 22 dicembre 2024 – È un fiume in piena Matteo Salvini. Il giorno dopo l’assoluzione dall’accusa di sequestro di persona di una nave di migranti in porto “perché il fatto non sussiste”, il leader del Carroccio impugna la bandiera, non storicamente né prettamente leghista, della riforma della giustizia e la separazione carriere che la maggioranza ha deciso di mettere in cima all’agenda politica del prossimo anno. A cominciare dall’8 gennaio, quando la Camera inizierà a esaminare la proposta del ministro Guardasigilli Carlo Nordio.
“Quindi, ora la separazione delle carriere e la responsabilità civile dei magistrati, che per chi sbaglia con dolo è fondamentale”, annuncia il Capitano facendo il più uno più fondato, ma meno condiviso dal socio di maggioranza di governo di Fratelli d’Italia. Di ritorno da Palermo, il ministro dei Trasporti si presenta in largo Argentina a Roma, a due passi dal ministero della Giustizia di via Arenula, per indossare i panni del paladino non solo della separazione delle carriere, ma della trascurata e temuta responsabilità civile delle toghe: decisa dai cittadini con un referendum nel 1987 ma mai concretamente attuata.
“In tribunale a Palermo ho visto, una corretta, giusta e sana separazione di chi giudica rispetto a chi indaga – dichiara Salvini – Ma non sempre è così. Quindi ora la separazione delle carriere e la responsabilità civile dei magistrati di chi sbaglia con dolo è fondamentale”. Dall’entourage del vicepremier filtra anche una telefonata con Pier Silvio Berlusconi, nel corso della quale Salvini si sarebbe fatto carico dell’eredità politica del Cavaliere per una “battaglia sulla giustizia giusta”.
È altresì vero che tutte le recenti sentenze – dallo stesso Salvini a Matteo Renzi a Stefano Esposito
– sanciscono la sostanziale efficacia della separazione dei poteri. “La riforma della giustizia è ancora più urgente da ieri”, risponde il ministro leghista sostenendo che il suo processo “è costato milioni di euro”. Al netto delle verifiche, semmai sarebbe comunque il tema della responsabilità dei magistrati per gli abusi a interessare i cittadini implicati in vicissitudini giudiziarie.Tutto il resto non sarebbe noia, se non fosse politica. Ragion per cui il leader del Carroccio si aggrappa per quanto possibile alla sentenza meno rassicurante di quanto possa sembrare a prima vista. Dato che la sua leadership già vacillante alla guida della Lega adesso, per paradosso, è molto più scalabile di quanto non sarebbe stata in caso di condanna. E i governatori del Nord che si sono congratulati con lui lo sanno benissimo. Il successo politico per il centrodestra e la legittimità delle scelte politiche di contrasto all’immigrazione (adottate durante il governo Conte uno) è indubbio. Difatti Salvini rimprovera il modi sfuggenti dell’ex premier Giuseppe Conte, che si difende dai salotti di La7 sostenendo di avergli recapitato una lettera in cui chiedeva di far sbarcare “almeno i minorenni”. La partita politica sulla riforma della giustizia, invece, è tutta un’altra storia.
Non proprio la “madre di tutte le riforme”, che per detta della stessa premier Giorgia Meloni sarebbe quella sulla forma di governo e al premierato (o presidenzialismo che possa divenire in corso d’opera). Ma una sorta di “nipote”, da sempre cara specialmente alla componente berlusconiana. E che, nel quadro delle difficoltà economiche che impiombano le ali alla crescita dell’Italia come del senior partner tedesco, consentirebbe alla maggioranza di centrodestra di darsi una prospettiva di azione parlamentare utile a spostare la riforma istituzionale alla prossima legislatura.
Con la riforma costituzionale della separazione delle carriere, infatti, la partita sulla riforma istituzionale del premierato (o presidenzialismo) si sposta quasi per forza alla prossima legislatura, col centrodestra che pensa di beneficiare nuovamente di una legge elettorale che non potrebbe essere più favorevole per vincere di nuovo prima di mettere mano al sistema istituzionale. Che poi sarà a sua volta sottoposto a referendum costituzionale.