Il primo round l’ha vinto Vincenzo De Luca. Martedì prossimo, 5 novembre, il consiglio regionale voterà regolarmente la proposta di legge elettorale che consentirebbe il terzo mandato al governatore campano. Così ha stabilito la riunione della maggioranza che sostiene la giunta De Luca svoltasi ieri, a scapito delle blande proposte di rinvio avanzate dal gruppo Pd in seguito al richiamo della segretaria Elly Schlein. Che in effetti è caduto più che inascoltato. Tanto è vero che la riforma elettorale martedì sarà approvata anche dalla gran parte degli otto consiglieri regionali dem. Il che prelude alla definitiva frattura prossima ventura tra De Luca e il Nazareno: l’uno intenzionato a ricandidarsi e l’altro a sancire che il governatore non sarà comunque sostenuto dal Pd e i suoi più leali alleati di centrosinistra, a cominciare dal M5s, Avs, ma probabilmente anche Azione e +Europa.
Col che si aprono due scenari possibili in vista delle elezioni regionali dell’autunno 2025. La prima ipotesi è che grazie alla riforma De Luca si ricandidi autonomamente dai due poli e in particolare contro il centrosinistra. La seconda è che il governo impugni con successo il provvedimento ideato dalla Regione Campania per ovviare al limite dei due mandati sulla base di alcuni aspetti considerati assai controversi della normativa (che recepisce una norma già accolta nel 2009 appellandosi a modifiche recentemente introdotte dal governo, che riguardano i sindaci e non i governatori). A consigliare il governo a impugnare il terzo mandato per De Luca sarebbero due ordini di considerazioni: impedire che anche il governatore del Veneto Luca Zaia approvi un provvedimento analogo per rimanere alla guida della Regione su cui si appuntano le mire soprattutto di Fratelli d’Italia e rendere contendibile la Campania, dove il centrodestra vorrebbe avvantaggiarsi del risentimento di De Luca e i suoi sodali nei riguardi del Pd e i suoi alleati. Intanto, però, ieri è proprio De Luca ad aver gettato le basi per l’approvazione della riforma. Il richiamo di Schlein ai consiglieri dem è infatti caduto nel vuoto e il resto della maggioranza si è stretta intorno al governatore. "Il gruppo del Pd ha preso atto di tale prevalente posizione – si legge in una nota – e ha deciso di uniformare a essa anche la propria, sia per perseguire prioritariamente l’unità della coalizione, sia per garantire una leale sintonia politica con le posizioni espresse dal presidente della giunta regionale". Martedì perciò il consiglio regionale voterà la norma come "adempimento formale di natura istituzionale" che "va distinto" dalla scelta politica del futuro candidato presidente. Sul provvedimento, che introduce lo sbarramento al 2,5% e stabilisce l’ineleggibilità dei sindaci (contro cui protesta l’Anci) non si annunciano particolari defezioni dem: solo la consigliera Carmela Fiola e, forse, Massimiliano Manfredi.