Bologna, 11 novembre 2024 – Il giorno dopo i tre cortei che si sono sfiorati, ma non incrociati, sabato a Bologna – cioè il gruppo di estrema destra Rete dei patrioti, incalzato da un lato da 1.200 antagonisti e dall’altro da circa 200 anarchici –, e i successivi scontri in Montagnola in cui dieci agenti del Reparto mobile sono stati sopraffatti da centinaia di antagonisti, a rintuzzare la polemica è proprio il sindaco, Matteo Lepore.
“Domani (oggi, ndr) arriverà la presidente Meloni, sabato ci hanno mandato 300 camicie nere, mentre noi vorremmo i fondi per l’alluvione – attacca –. I principali ministri del governo e la presidente vengono in tre giorni in città ed esattamente in mezzo ecco i Patrioti e CasaPound. Non andava gestito così l’ordine pubblico, il ministero degli Interni deve darci spiegazioni”. Anche perché, sostiene ancora il sindaco, “nel Comitato per l’ordine pubblico, parlando con prefetto, vicequestore e rappresentanti delle forze dell’ordine, c’era contrarietà a questa manifestazione. Ma poi evidentemente qualcuno da Roma ha chiamato e le cose sono cambiate”. Affondo al vetriolo, a una settimana dalle urne per eleggere il nuovo presidente dell’Emilia-Romagna.
Ma la Prefettura, guidata da Attilio Visconti, non ci sta e smentisce con durezza le parole del primo cittadino: “La manifestazione di Rete dei patrioti è stata oggetto di approfondito esame in Comitato e dopo attenta analisi si è preso atto che non c’era motivo di vietarla. Con unanime avviso di tutti i componenti, compreso il sindaco, si è ritenuto che avrebbe potuto più opportunamente svolgersi fuori dal centro, per evitare assembramenti in un giorno prefestivo, e la mediazione con gli organizzatori, più volte tentata dalla Questura, ha comunque ottenuto la riduzione di percorso e durata del corteo. Va però sottolineato – tuona la Prefettura – che gli incidenti e le aggressioni alle forze di polizia si sono registrate esclusivamente da parte dei partecipanti alla concomitanti manifestazioni di anarchici e antagonisti, che non erano state oggetto di preavviso all’autorità di pubblica sicurezza. Si smentisce poi categoricamente che indicazioni sullo svolgimento dell’evento o sulla sua gestione siano pervenute dal ministero dell’Interno o da chiunque altro. Certe affermazioni sono al limite del diffamatorio”.
Una bufera nella bufera. Il botta e risposta continua col capo di gabinetto Matilde Madrid: “La Prefettura rettifichi o divulgheremo il verbale della seduta: la manifestazione si sarebbe dovuta svolgere fuori dal centro, e a tal fine si sarebbe attivata la questura”.
Nel frattempo, i commenti sui disordini, con la comparsa tra le file antagoniste della vicesindaca Emily Clancy, e sulle successive parole di Lepore, non sono mancati. Lapidario il viceministro delle Infrastrutture Galeazzo Bignami: “Collaborare così è complesso. Il sindaco danneggia la città, noi continueremo a lavorare per Bologna e i bolognesi”. Il ministro Matteo Salvini attacca: “Zecche rosse, comunisti, delinquenti, criminali da centro sociale: quello che abbiamo visto a Bologna e Milano è indegno e vergognoso. Chiudere i centri sociali occupati abusivamente e che sono ritrovi di criminali”.
Non mancano poi i pareri dei candidati rivali alle regionali, Elena Ugolini (centrodestra) e Michele de Pascale (centrosinistra). “Sbalordisce che il vicesindaco di Bologna fosse alla manifestazione, mentre fino a pochi giorni fa il sindaco chiedeva al ministro Piantedosi un rafforzamento delle forze di polizia e di sicurezza”, dice Ugolini. E l’avversario: “Per rispetto della Costituzione, le organizzazioni neofasciste andrebbero sciolte. In questo senso bene ha fatto il sindaco a chiedere conto al ministero della gestione dell’ordine pubblico. Non si può però che condannare la violenza, da qualsiasi parte provenga”.
Sugli scontri con la polizia e le aggressioni a tre passanti, ’colpevoli’ di aver apostrofato gli antagonisti, sta ora indagando la Digos: al vaglio telecamere e riprese dei fatti. E la Questura veglierà oggi anche sull’evento all’hotel Savoia Regency con ospite la premier Meloni: non sono da escludersi nuove contestazioni. Anche perché nel frattempo sono apparsi in giro per la città dei manifesti firmati dal collettivo Cambiare rotta, con i volti della presidente del Consiglio e del ministro Anna Maria Bernini coperti dall’impronta di una mano insanguinata, per pubblicizzare l’evento di protesta ‘no Meloni Day’ venerdì 15.