Martedì 12 Novembre 2024
Cosimo Rossi
Politica

Scontri a Bologna, il costituzionalista: “CasaPound può sfilare. Almeno finché è legale”

Alfonso Celotto (Roma Tre): in piazza ognuno è libero di esprimere le proprie idee. “È incredibile che alle soglie del 2050 si discuta del diritto di opinione”

Roma, 11 novembre 2024 – Professor Alfonso Celotto, ordinario di diritto costituzionale a Roma Tre e avvocato di Cassazione, secondo lei si possono ravvisare organizzazioni o comportamenti di destra o di sinistra fuorilegge a priori, per il solo fatto di andare il piazza come fanno centri sociali e CasaPound?

Alfonso Celotto, ordinario di diritto costituzionale a Roma Tre e avvocato di Cassazione
Alfonso Celotto, ordinario di diritto costituzionale a Roma Tre e avvocato di Cassazione

“L’articolo 17 della Costituzione è chiarissimo laddove consente di manifestare pacificamente senza armi. Delle manifestazioni in luogo pubblico si deve dare preavviso alle autorità che possono vietarle ‘soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica’”.

Ecco, appunto. Dato il preavviso, si può vietare a qualcuno di esprimere le proprie idee, se considerate aberranti?

“Il nostro è un ordinamento liberissimo. Si può andare in piazza con la maglietta con scritto ‘viva il comunismo’ e ‘viva il fascismo’ in totale libertà”.

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Ci mancherebbe altro che non si potesse. Eppure la politica non fa che evocare divieti, dai centri sociali a CasaPound.

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“In tutto questo ci sono i casi estremi che vanno vietati: Ordine nuovo e Avanguardia nazionale sono stati sciolti a suo tempo”.

Ma erano organizzazioni, non manifestazioni…

“Certo. La singola manifestazione la vieti solo per comprovati motivi. Dopodiché esiste anche una tutela rafforzata per cui, se è così odioso quello che dici, non lo consento neanche in democrazia. Ma sono casi estremi”.

E come si fa a presagirli?

“Non si fa. Anche la famosa manifestazione che sfociò nell’assalto alla Cgil fu il risultato di una gravissima sottovalutazione nella gestione dell’ordine pubblico. Ma non si può asserire che il risultato fosse iscritto nelle premesse. Vietare una manifestazione è sempre tanta roba”.

D’altro canto, anche la marcia su Roma alla fine fu più un golpe monarchico di palazzo che fascista di piazza, come rilevò Emilio Lussu. Ma così finiamo fuori tema…

“Invece sarebbe assolutamente meritevole di analisi costituzionale quel che è accaduto nel momento in cui il re si rifiutò di firmare lo stato d’assedio, che pure era stato disposto dal Governo di Luigi Facta, l’uomo del ‘nutro fiducia’ in procelle così difficili...”.

Un golpe appunto?

“Una seria valutazione che andrebbe fatta sulla corretta applicazione dello Statuto albertino, poi riprodotto pressoché identico nell’articolo 17 della Costituzione, riguardo al diritto di manifestare pacificamente. Che invece in quel frangente venne sovvertito non solo ad opera del fascismo. Ma si tratta di una questione storica”.

Torniamo a noi: nel nostro ordinamento costituzionale è lecito il diritto alla manifestazione di idee anche aberrati o va vietato?

“Il diritto di opinione fa parte dei diritti liberali di primissima generazione: pacificamente e senza armi, è identica da due secoli. Ed è incredibile che alle soglie del 2050 ci si trovi ancora a discuterne”.

Dalla direttiva Maroni del 2009 sui centri urbani a numerose ordinanze comunali, i diritti a manifestare sono stati spesso sottoposti a restrizioni. Dunque le aberrazioni vanno vietate o no?

“Con delicatezza. Perché sono cose molto delicate. Una cosa è l’attestazione della libertà, altra questione è il contemperamento delle esigenze. Se consento manifestazione in piazza tutti i giorni diventa un problema. D’altra parte, chi vuole ha tutto il diritto di manifestare davanti ai palazzi del potere”.

Vietato vietare insomma?

“Piuttosto direi con Gino Bartali che ‘gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare’. O, per dirla nella chiave liberale di Piero Calamandrei; ‘la libertà è come l’aria, ti accorgi che è un valore solo quando non la respiri’”.