Giovedì 12 Dicembre 2024
Bruno Vespa
Politica

Sciopero, l'analisi di Vespa: il format delle proteste ignora il Paese reale

In piazza nonostante un’occupazione record e la Borsa ai massimi. E la consultazione sull’Autonomia difficilmente raggiungerà il quorum

Roma, 14 dicembre 2024 – Dottor Jekyll e Mr. Hyde. Abbiamo il governo più stabile d’Europa. Il premier più potente d’Europa (‘Politico’,Usa). L’occupazione, anche femminile, al record storico. Disoccupati al record negativo. Spread ai minimi da anni. Rating in miglioramento. Borsa ai massimi. Voltiamo pagina. Invito di Landini alla rivolta sociale. Più di uno sciopero alla settimana nei due anni del governo Meloni. Scioperi generali come piovesse. Referendum su cittadinanza, autonomia differenziata, jobs act.

Sciopero contro il governo Meloni
Sciopero contro il governo Meloni

La sinistra accusa il governo di portare il Paese alla rovina. (Siamo per la verità in buona compagnia. Ieri il settimanale francese ‘L’Express’ ha messo in copertina un tabellone di treni annullati sotto il titolo: “Troppi scioperi nelle ferrovie”. Fermare i trasporti, al di là dei sacrosanti diritti di tutti i lavoratori, non colpisce i governi ma i cittadini più deboli. Con la differenza che la Francia ha più disoccupati di noi, una situazione finanziaria pesantissima e non ha un governo). Mi dicono alle Ferrovie che gli scioperi del venerdì sono una tentazione irresistibile. Aderiscono anche i sindacalisti di altre sigle perché la giornata di paga persa si recupera poi con gli straordinari.

Non è chiaro se la validazione del referendum sull’Autonomia fatta dalla Cassazione sia irreversibile. Bisogna aspettare la scelta definitiva della Corte costituzionale prevista per gennaio. È quasi impossibile che 23 milioni di italiani vadano al voto in una domenica della tarda primavera per consentire di raggiungere il quorum della maggioranza assoluta. La maggioranza (Zaia ha già cominciato) inviterà i suoi elettori all’astensione, l’opposizione spera di dare il segnale politico di milioni di ‘no’ perché questa sarà la scelta di quasi tutti quelli che andranno a votare. Il prezzo sarà una campagna profondamente divisiva che metterà il Nord contro il Sud, non avendo capito in gran parte gli elettori meridionali che l’Autonomia porterebbe finalmente allo scoperto virtù e soprattutto difetti della loro classe politica.

Persone di buonsenso, come il nuovo presidente dell’Emilia-Romagna, Michele de Pascale (Pd) invita ad evitare il referendum trovando una mediazione bipartisan che rettifichi l’Autonomia (la sua regione la chiese, salvo poi cambiare opinione con il cambio di governo). Ma è prematuro capire se esistono dei margini per comprendere gli eventuali termini di un accordo, mentre certamente la maggioranza proverà a rivedere la legge tenendo conto dei suggerimenti (equilibrati) della Corte costituzionale.

Quel che ci potremmo risparmiare è uno scontro frontale dannoso e inutile perché i soldi sono pochi, destinati in larga parte alle classi più deboli e 19 miliardi sui 30 disponibili sono andati a quella riduzione (strutturale) del cuneo fiscale invocati dai sindacati che adesso fanno finta di niente.