
Attriti tra Forza Italia e Fratelli d’Italia sulla commissione d’inchiesta per la pandemia . E la Lega insiste sulla rottamazione delle cartelle: chi si oppone non fa il bene del Paese.
Non che prima fossero rose e fiori, ma da quando c’è Trump alla Casa Bianca i rapporti nella maggioranza precipitano rapidamente. La moderazione va meno di moda, vince l’aggressività. E ogni giorno ha la sua pena: a far rumore in queste ore è lo scontro tra FdI e FI. Pomo della discordia il Covid, o meglio la commissione d’inchiesta sul Covid. Mentre alla Camera si vota il decreto milleproroghe in cui c’è la norma che abroga le multe per chi non si è vaccinato, il partito della premier – con i capigruppo Galeazzo Bignami e Lucio Malan – organizza una conferenza stampa per denunciare "lo scandalo delle mascherine contraffatte", accusare Giuseppe Conte di "gravissime responsabilità politiche", le opposizioni "di ostruzionismo irresponsabile" e il procuratore generale di Roma Francesco Lo Voi (quello del caso Almasri, ndr) di "inusuale ritardo" nella trasmissione degli atti".
Gli azzurri si imbizzarriscono: "La commissione non è uno strumento a uso e consumo di un gruppo – scrivono in una nota Licia Ronzulli, Stefano Benigni e Annarita Patriarca, esponenti forzisti dell’organismo – non si possono anticipare come conclusivi i contenuti di alcune audizioni". I meloniani non si crucciano: "Visto che nessuno si occupava della commissione, abbiamo alzato il tiro". Ma più d’uno di loro ipotizza che la mossa sia il segnale di un nuovo "orientamento azzurro" dopo l’intervista di Marina Berlusconi, considerata da molti un ’predellino intellettuale’. A parziale risarcimento, FI ottiene il parere favorevole del governo all’ordine del giorno firmato da Paolo Emilio Russo in cui si ribadisce l’impegno "a riaffermare come priorità di sanità pubblica gli obiettivi del piano vaccinale".
È solo uno scambio di ’scortesie’, come alcuni considerano lo scontro sull’idea di un ministero del Cinema che piace ad Antonio Tajani ma non alla Lega, che la boccia con la sottosegretaria alla Cultura, Lucia Borgonzoni? Fino a un certo punto: le grane nella maggioranza si accumulano. Quella che inciderà di più sulla vita degli italiani è il braccio di ferro sul fisco. Tutti lo vogliono cambiare ma sul come non c’è intesa. Il Carroccio insiste per la pace fiscale: annuncia che presenterà due Pdl sul tema, una alla Camera e una al Senato. "Chiunque si opponga alla rottamazione delle cartelle esattoriali in 10 anni non fa il bene del Paese", avverte Matteo Salvini. Forza Italia in linea di principio non avrebbe nulla da eccepire se non che quei soldi vanno spesi in tutt’altro modo: per finanziare il taglio dell’Irpef. La contesa è destinata a durare fino all’ultima decina di marzo quando è attesa, dice FdI, "una decisione politica".
Sulla Rai invece la paralisi potrebbe essere eterna: in superficie lo scontro è solo con l’opposizione. Gli azzurri s’impuntano su Simona Agnes: "Deve diventare presidente". La minoranza fa fallire una convocazione dopo l’altra. E le divisioni della maggioranza? C’entrano perché ad almeno un partito del centrodestra la paralisi va benone: è la Lega. Che nello stallo guida le danze con il consigliere anziano del Cda, Antonio Marano. Non finisce qui: l’Autonomia da sola val quasi una guerra civile. Il Carroccio spinge per andare avanti, come se la sentenza della Consulta non ci fosse stata, sugli argomenti che non chiamano in causa i Lep; FI si appiglia al verdetto per rallentare tutto a legislatura da destinarsi. Guarda caso, l’atto con cui, ieri il centrodestra ha inutilmente tentato di opporsi al siluramento della proposta di Autonomia dell’Emilia-Romagna in consiglio regionale portava solo le firme di Lega e FdI, anche se poi gli azzurri l’hanno votato.
Il grosso degli scontri sono tra i liberal (FI) e i salviniani. In linea di massima tra i due litiganti la terza, cioè la premier, sta in mezzo e gode. Capita però che la zuffa scoppi pure tra FdI e Lega. È il caso del Veneto. Il duello sul candidato governatore è in corso: vedremo chi vincerà.