"Non è il caso che gli Uffizi stiano su TikTok? E chi lo dice? I soliti parrucconi?". Così parlò Eike Schmidt, dal 2015 alla guida del museo principe di Firenze, quando l’establishment fiorentino reagì con un’innalzata di aculei al traghettamento social del tempio laico della grande bellezza toscana. Uomo controverso, mai banale, dandy e insieme sobrio, Eike Schmidt da Friburgo – già universitario all’ombra della Cupola del Brunelleschi, dove ha trovato anche l’amore – da quasi due lustri si è imposto sulla scena pubblica andando a metter bocca su temi cardine della città, dal restyling dello stadio alla Ztl, fino al dibattito sulla sicurezza, poi entrando un giorno sì e l’altro pure in conflitto con Dario Nardella (scontri sulle chiusure del museo in alcune festività, sulla scelta del sindaco di coprire il David per solidarietà all’Ucraina e sull’opportunità di vigilanza armata agli Uffizi).
E forse proprio il profilo di uomo già forgiato alla dialettica politica ha spinto il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano (con cui i rapporti per via delle Gallerie rimaste chiuse il 25 aprile inizialmente erano perfino tesi) a corteggiarlo per un’ipotetica candidatura alle comunali del 2024 in forza al centrodestra. Idea stuzzicante che starebbe mettendo d’accordo il fronte dell’opposizione fiorentina e che forse piace anche a Schmidt stesso il quale maliziosamente “non conferma, né smentisce“ salvo poi lasciarsi andare a una serie di bordate sull’amministrazione cittadina non si sa bene quanto colpevole di una "Firenze peggiorata e più sporca" riportate in un’intervista al Corriere Fiorentino. L’offerta è sul piatto, Fratelli d’Italia è galvanizzata (a breve l’incontro a Roma con Giovanni Donzelli), Forza Italia non pone veti e pare neanche la Lega. Per Schmidt, il cui incarico agli Uffizi è in scadenza, è tempo di riflessioni.