Lunedì 23 Dicembre 2024
COSIMO ROSSI
Politica

L’estate militante di Schlein: “Sette punti per ripartire”. Le polemiche della minoranza: “Noi a traino dei Cinquestelle”

La segretaria lancia la sua sfida su Pnrr, autonomia, lavoro, casa, clima ed Europa. Guerini attacca Renzi: “Non so che fine faremo, ma di certo non andremo con la destra”

Elly Schlein, 38 anni, arriva alla direzione del Pd nella sede del partito in via Sant’Andrea delle Fratte. La segretaria ha parlato per circa un’ora

Roma, 19 giugno 2023 – “Mettetevi comodi, perché siamo qui per restare", sentenzia la segretaria Elly Schlein a proposito del tiro interno alla leadeship da parte delle minoranze del Pd. "Hic manebimus, quanto all’optime, ci stiamo lavorando", replica Alessandro Alfieri: "Noi il Pd lo abbiamo fondato", rivendica il coordinatore di Base riformista, con malcelata malizia riferita alla condizione di novizia della segretaria, iscritta al partito alla vigilia delle primarie.

Chiuso col voto all’unanimità sull’agenda in sette punti proposta da Schlein, sta tutto in questo scambio di battute il dibattito della direzione nazionale del Pd svoltasi nella sede del Nazareno. Alla segretaria che, rivendicando d’esser stata eletta sulla base di un preciso mandato, chiama allo scoperto "chi non condivide la linea", la minoranza risponde rivendicando il diritto di criticare il quartier generale. Non a caso la locuzione più gettonata è "lesa maestà". Anzi: che "non è lesa maestà" obiettare alla leader.

Elly Schlein, 38 anni, arriva alla direzione del Pd nella sede del partito in via Sant’Andrea delle Fratte. La segretaria ha parlato per circa un’ora
Elly Schlein, 38 anni, arriva alla direzione del Pd nella sede del partito in via Sant’Andrea delle Fratte. La segretaria ha parlato per circa un’ora

Saranno anche "4.850 le cose in comune", come dice Schlein citando Daniele Silvestri. Come presumibile, però, la direzione gira tutta intorno a quelle pochissime che non lo sono. Due in particolare: la collegialità dei processi decisionali e quella che in altri tempi si sarebbe chiamata l’"autonomia" del partito. Ovvero il fatto che, non solo in vista delle Eeuropee, la definizione del profilo del Pd viene prima dell’alleanza politico-pragmatica coi 5 stelle, che la segretaria si perita di declinare e perseguire. Tanto è vero che molte delle critiche ruotano intorno alla presenza di Schlein alla manifestazione contro la precarietà promossa dai 5 stelle e resa deflagrante dall’intervento di Grillo.

Nulla da obiettare, insomma, sui setti temi proposti dalla segretaria per "un’estate militante": attuazione del Pnrr, battaglia contro l’autonomia differenziata, sanità, emergenza abitativa, lavoro, modello di sviluppo,clima. Schlein esorta a mobilitare il partito con iniziative nei territori. E che culmineranno nella festa nazionale dell’Unità a Ravenna, nella Romagna post-alluvione.

Il problema infatti non riguarda il cosa, ma il come. "Alla segretaria dico che, se gestione unitaria dev’essere, si discuta di più e meglio di quanto fatto fino ad ora", esorta l’ex contendente Stefano Bonaccini. Concetto ripreso da tutti i maggiorenti delle minoranze (che si riuniranno il 2 luglio per stabilire un coordinamento), premurandosi di far sapere con Guerini che "non è lesa maestà" discutere le scelte della segretaria e che "non basta andare a un corteo per sciogliere i nodi con i 5Stelle". Tanto più sugli argomenti controversi, quelli etici, le alleanze politica e la guerra.

Non che sul sostegno alll’Ucraina nel quadro delle alleanze nordatlantiche ci siano divergenze. E tuttavia il solo spostare l’accento sulla parola "pace" e il necessario impegno negoziale mette in allarme. Dalla guerra alle alleanze, "non dobbiamo essere noi ad andare a traino dei 5 stelle", dice sempre per tutti Bonaccini. Ma "con chi dovremmo farla la battaglia sulla precarietà?", ribatte Gianni Cuperlo, pur associandosi alle riserve sul modo in cui la maggioranza sta gestendo la discussione interna sui temi più sensibili. Appena finita col voto delle primarie, insomma, la dialettica interna al Pd è già ricominciata. Ma chi, come Matteo Renzi, sta sulla riva del fiume ad aspettare le defezioni può mettersi il cuore in pace. "Non so che fine faremo, ma certamente non faremo la fine di allearci, come fai tu, con la destra", manda a dire Lorenzo Guerini, la voce forse più autorevole della minoranza riformista.