Bruno
Vespa
Non amiamo usare i paroloni, ma uno Stato è libero e democratico se le istituzioni si muovono rigorosamente entro i limiti della legge. Il ministro della Difesa Guido Crosetto prima di assumere il suo incarico è stato un prezioso consulente di industrie dello stesso settore. Prima che Giorgia Meloni lo nominasse, fu consultato il Quirinale sul supposto conflitto d’interessi e il Quirinale accettò la scelta senza la minima riserva. Eppure prima della nomina uscirono notizie riservate sulle sue collaborazioni che – ha rivelato ieri l’altro lo stesso ministro – misero in pericolo la nascita stessa del governo Meloni. Crosetto denunciò l’abuso, fu aperta una inchiesta e oggi atti riservati di questa inchiesta vengono di nuovo pubblicati sui giornali coinvolgendo un organismo delicato come la Direzione nazionale antimafia. Al centro della vicenda c’è un ufficiale della Finanza distaccato presso la Dna che pescando qui e là ha raccolto un centinaio di dossier sensibili su politici, imprenditori e perfino sul calciatore Totti. Presso la Banca d’Italia esiste un Servizio operazioni sospette che segnala alla Guardia di Finanza ogni tipo di movimenti anomali. È ovvio che i risultati di queste ricerche debbono restare riservati fino a quando le indagini non vengono concluse. In questo caso si ha invece la sensazione di una pesca a strascico che l’ufficiale coinvolto farebbe immaginare – speriamo arbitrariamente – come originate dalla Dna e che incontra il suo vero scopo nella selezione di alcuni nomi e nella pubblicazione delle notizie riservate su alcuni giornali. Schizzi di fango bene indirizzati con scopi bene individuati e obiettivi politici spesso trasparenti. Sappiamo da molti anni dei collegamenti tra Procure, alcuni ufficiali di polizia giudiziaria e alcuni giornalisti. Non è facile spezzare questi legami ormai neppure tanto oscuri. Ma se non ci si riesce, saremo sempre un Paese a libertà limitata.