Domenica 6 Ottobre 2024
COSIMO ROSSI
Politica

Sardegna, scrutini a rilento. Todde avanti su Truzzu, l’isola verso il ribaltone per la settima volta di fila

Giornata di passione per le due coalizioni principali, che si contendono il risultato per ore. Il risultato rimane instabile fino a notte fonda

Roma, 27 febbraio 2024 – Dopo una nottata da ansiolitici, la 5stelle Alessandra Todde dovrebbe essere la prima governatrice della Sardegna: 45,3% a 45,1%, due migliaia di voti di vantaggio quando mancano un centinaio di sezioni da scrutinare. Sempre in bilico, il sorpasso è arrivato verso le 19, a dodici ore esatte dall’inizio dello spoglio, insieme ai primi voti di Sassari e Cagliari.

Alessandra Todde
Alessandra Todde

Ma verso le 22,30 il sindaco di Cagliari candidato del centrodestra Paolo Truzzu aveva rimontato fino a un decimo di punto e meno di mille voti di differenza. Il leader di Pd e 5stelle, Elly Schlein e Giuseppe Conte, sono volati in Sardegna in serata: ufficialmente per vigilare sullo scrutinio, più prosaicamente per farsi fotografare accanto alla vincitrice, che in effetti hanno voluto e sostenuto per primi, suscitando anche qualche malumore in casa dem.

Stando ai dati delle 23, l’ex viceministra Todde è il vero valore aggiunto delle elezioni sarde. La candidata del centrosinistra porta quasi 40mila voti in più rispetto alle liste del centrosinistra. Al contrario del centrodestra, dove Paolu Truzzu ha poche migliaia di voti in meno dei partiti. Vince perciò l’impronta localista impressa da Todde: a differenza della parata di premier e vice per Truzzu, la 55enne ingegnera nuorese (una vita passata all’estero fino al rientro in Italia e in politica nel 2018) non ha voluto leader al proprio fianco alla chiusura della campagna elettorale "dei sardi", condotta in primo luogo sul dissesto del sistema sanitario regionale, declassato di diverse posizioni in pochi anni.

La Sardegna si conferma la Regione più instabile del paese. Per la settima volta su sette elezioni, dal 1994 a oggi, l’amministrazione cambia colore: un’alternanza fissa tra centrosinistra e centrodestra, che perdono puntualmente dopo un quinquennio di governo. La disaffezione degli elettori è ai massimi: ancora una vota al 52%, più o meno come nelle precedenti due elezioni. Ugualmente i dati degli scrutini sono affluiti col contagocce. Dalle 7 del mattino, quando è iniziato lo spoglio, solo verso pranzo sono arrivati i primi, sparuti risultati. Per quasi tutta la giornata è stato in vantaggio il sindaco di Cagliari, salvo che i voti venivano in prevalenza dai seggi della provincia, dove è più forte. In una regione dove sono solo due i comuni con più di cento sezioni, per tutta la giornata sono rimasti fuori dal conteggio tutti i seggi di Sassari e due terzi di quelli di Cagliari: le città più popolose e dove Todde era largamente in vantaggio su Truzzu. Più che sufficiente per animare le polemiche da parte del centrosinistra, pronto a contestare la speciosità dei dati a rilento. Per quanto, a giochi fatti, l’andamento lento danneggi soltanto i media e le pedanti dirette tv.

Se le ultime sezioni non ribalteranno il risultato, per Schlein e Conte si tratta di una vittoria tanto preziosa quanto inattesa. A parte il netto contributo personale di Todde, i leader possono ambedue rivendicare il successo: quello dei 5stelle conquista il primo governo regionale, nonostante il suo partito non abbia mai brillato nelle amministrazioni locali, salvo qualche eccezione nelle città. La laeder dem conferma che il proprio partito ha la trazione sul centrosinistra, visto che col 14% tiene a distanza il 7,8 pentastellato; anche se le due liste civiche per Todde fanno il 3 e il 4% e mettono i conti in pari. Ambedue possono soprattutto piantare i picchetti del perimetro del campo largo bipolarista. Non che il terzo incomodo Renato Soru sia andato male: 8,7%, anche lui con un bel bottino personale rispetto alle liste. Ma le liste di ispirazione moderata, come Azione+Europa, sono rimaste sotto il 2%. Mentre nel campo largo si dimostrano determinanti le sinistre: Avs col 4,6%, ma anche Progressisti e Sinistra futura, che portano ambedue in dote il 3%.