Martedì 12 Novembre 2024
DAVID ALLEGRANTI
Politica

Sardegna, l’analisi sul centrodestra: la vera partita si giocherà in politica estera

Inutile sovraccaricare di significato un voto locale. Il banco di prova saranno le questioni internazionali

Roma, 28 febbraio 2024 – Non c’è bisogno di sovraccaricare di significato le elezioni regionali sarde, che hanno un valore locale, sì, ma conseguenze politiche nazionali. Basta cercare di restare il più possibile ancorati ai fatti. Fin qui la destra è stata inarrestabile; domenica scorsa, invece, abbiamo assistito al primo inciampo della gioiosa macchina da guerra di Giorgia Meloni, che ha imposto alla coalizione, e sopratutto a Matteo Salvini, un candidato sgradito e incapace di vincere persino a Cagliari, città di cui è sindaco. Più avanti capiremo se il voto in Sardegna potrà essere retrocesso a dettaglio, in questo lungo e denso anno elettorale, oppure se si sarà rivelato come la spia di ben più pressanti agitazioni nell’attuale maggioranza, per ora non emerse. D’altronde finché si vince, in politica e non solo, va tutto bene.

Da sx Salvini, Meloni e Tajani (Ansa)
Da sx Salvini, Meloni e Tajani (Ansa)
Approfondisci:

La Sardegna ha la sua prima governatrice donna. Todde: “Dopo 75 anni abbiamo rotto il tetto di cristallo”

La Sardegna ha la sua prima governatrice donna. Todde: “Dopo 75 anni abbiamo rotto il tetto di cristallo”

Approfondisci:

Sardegna, Truzzu: “Ho perso io, i fattori nazionali non c’entrano”

Sardegna, Truzzu: “Ho perso io, i fattori nazionali non c’entrano”

Se le tensioni e le frizioni interne alla maggioranza si concentrano solo sul candidato sbagliato in un’elezione regionale persa per qualche migliaio di voti, la maggioranza può anche minimizzare. In fondo, è vero che i problemi seri sono altrove. Fin qui, la destra è stata abile nel coprire le differenze che ci sono tra i partiti che la compongono. Sopratutto sulla politica estera, che non è esattamente un dettaglio, a pochi mesi dal voto europeo. Per non parlare del voto negli Stati Uniti, con il possibile ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. La politica estera – non le prossime elezioni regionali in Abruzzo – sarà il vero banco di prova del governo italiano nel 2024. L’Europa sta forse acquisendo consapevolezza del fatto che gli Stati Uniti potrebbero non essere più quelli che abbiamo conosciuto finora. Il politologo Yascha Mounk dice, a ragione, che l’Italia dal 1945 a oggi si è presa delle vacanze dalla Storia, dando mandato agli Stati Uniti di difenderla, e che l’Europa dei prossimi anni dovrà fare da sola. Ma come potrà riuscirci senza un esercito comune? Trump nella sua minacciosa ferocia dice che tutti gli Stati membri della Nato devono rispettare i patti presi nel 2014, quando si sono impegnati a incrementare le proprie spese per la difesa fino al raggiungimento dell’obiettivo del 2 per cento rispetto al Pil, mentre la Russia spende il 6 per cento in difesa. L’unilateralismo dell’ex presidente degli Stati Uniti ci invita fortemente a riflettere sulla presenza della nostra collocazione internazionale. Con un possibile cambio di inquilino alla Casa Bianca, l’atlantismo di Fratelli d’Italia e Forza Italia potrebbe cozzare con le pulsioni filorusse della Lega, la cui special relationship con Vladimir Putin sembra, agli occhi di chiunque sia rimasto inorridito dall’omicidio di Alexey Navalny, qualcosa per cui valga la pena di essere seriamente preoccupati. La lite della maggioranza sulla Sardegna ha partorito il topolino Truzzu. Per fortuna non era una discussione sui valori non negoziabili. Ma non è detto che nei prossimi mesi saremo sempre così fortunati.

Clicca qui se vuoi iscriverti al canale WhatsApp di Qn