Roma, 5 luglio 2023 - Il ministro del Turismo Daniela Santanchè risulta indagata almeno dallo scorso novembre per bancarotta e falso in bilancio in merito a presunte irregolarità nella gestione delle società del gruppo Visibilia, da lei stessa fondato. Da mesi - come riferiscono fonti della Procura di Milano - l’iscrizione del suo nome nel registro delle notizie di reato non è più secretata.
Santanchè, indagati anche la sorella e il compagno Dimitri Kunz D’Asburgo
Lo è stata per un periodo di tre mesi non rinnovabili come prevede il codice di procedura penale per scelta degli inquirenti che hanno ravvisato “specifiche esigenze attinenti all’attività di indagine”. Motivo per cui l’istanza presentata a inizio anno dai suoi avvocati per verificare il suo eventuale stato di indagata aveva dato esito negativo.
"Ho preferito non far pesare sul governo e sulla maggioranza le conseguenze di una campagna di vero e proprio odio nei miei confronti". Con queste parole il ministro Santanchè aveva iniziato il suo intervento al Senato nel pomeriggio, dove si è presentata per riferire sulla vicenda delle presunte irregolarità delle aziende Visibilia e Ki Group, emersa dopo la puntata di Report e gli articoli di stampa.
“Affermo sul mio onore che non sono stata raggiunta da alcun avviso di garanzia – ha detto Santanchè –. Oggi più che darvi risposte sono io che dovrei chiedervi con forza delle risposte. Qualcuno dovrebbe dare a me delle risposte. E vi chiedo: è normale che un ministro della Repubblica legga che, secondo un giornale, sarebbe indagato?”.
Il M5S ha presentato una mozione di sfiducia che il Pd voterà “certamente”, ha già fatto sapere la segretaria del Pd Elly Schlein.
Dai banchi del governo la ministra Santanché ha parlato con alla sua destra la ministra per le Riforme istituzionali Elisabetta Casellati, il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. Presente anche Matteo Salvini e il ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. “Non ho mai avuto partecipazione nel settore dell'alimentare biologico, come molti media hanno raccontato, la mia partecipazione in Ki Group non ha mai superato il 5% – ha detto ancora Santanché –. Sono qui per bloccare la strumentalizzazione politica, voglio difendere l'onore mio e di mi
o fi glio. Non mi sono mai appropriata di nulla che non mi appartenesse. Sfido chiunque a dimostrare il contrario. Voglio dirlo chiaramente: io non ho nessuna multa da pagare. Come diceva mio padre, ottavo figlio di contadini, solo chi ruba nasconde: e io non ho nulla da nascondere”.“A fronte delle notizie di compensi stratosferici da Ki Group - ha sottolineato l'esponente di Fratelli d'Italia -, nel triennio 19-20-21 ho incassato una media di 9mila euro l'anno, 27mila lordi in totale. I lavoratori dipendenti verranno soddisfatti in tutti i diritti di credito, come previsto dal concordato. Sono fiera di aver dato lavoro a tante persone”. Dopo la crisi del Covid "molti imprenditori – sottolinea Santanchè - hanno lottato per tenere in piedi le loro aziende, così come ho fatto io. Io credo nelle cose che faccio: non mi sono mai nascosta e ho messo in gioco l'intero mio patrimonio personale”.
“E' normale che un giornalista scriva cose secretate e ignote a me e ai miei avvocati? – ha chiesto in Aula Santanchè –. Ci scandalizziamo per come mi vesto, per dove abito, e chiudiamo gli occhi davanti a questa sporca pratica? Se avessi ricevuto un mai arrivato avviso di garanzia ve lo avrei detto, perché per me non sarebbe cambiato nulla di una virgola: né la mia fiducia nella magistratura né le mie convinzioni sulla mia vicenda. La mattina mi guardo allo specchio e mi piace quello che vedo riflesso – ha concluso la ministra del Turismo –. Se ho commesso errori ho già pagato, gli organi fallimentari italiani funzionano bene, magari con un po' di lentezza”.
“Al momento”, è l'espressione che rimbalza nei commenti del governo sull'informativa di Santanchè e l'evoluzione della bufera in cui è finita la ministra-imprenditrice. La titolare del Turismo, è il ragionamento ricorrente, in Senato ha chiarito tutto e ha il pieno sostegno, quindi discorso chiuso. Per ora, appunto. Perché se dovesse arrivare un avviso di garanzia “cambierebbe tutto”. E il timore di svolte imminenti è diffuso, nella maggioranza e tra i ministri.