Giovedì 23 Gennaio 2025
ANTONELLA COPPARI
Politica

Santanchè non arretra: "Mi dimetterò solo se finisco in aula per l’Inps"

La ministra del Turismo non fa passi indietro sul caso Visibilia. La linea rossa è il processo sulla presunta truffa alla cassa Covid.

La ministra del Turismo non fa passi indietro sul caso Visibilia. La linea rossa è il processo sulla presunta truffa alla cassa Covid.

La ministra del Turismo non fa passi indietro sul caso Visibilia. La linea rossa è il processo sulla presunta truffa alla cassa Covid.

Daniela Santanchè non si dimetterà per il processo che dovrà affrontare con l’imputazione di falso in bilancio. "È un reato molto valutativo, che si basa su perizie tecniche: non c’è dolo, non c’è danno, sono sicura che sarò assolta". Ma lo farà, almeno così assicura, se dovesse arrivare anche il rinvio a giudizio per l’imputazione di fatto molto più pesante di truffa ai danni nell’Inps. Stavolta, la ministra del Turismo è esplicita: "Ho sempre detto che sulla cassa integrazione Covid avrei fatto un passo indietro se fossi stato rinviata a giudizio – cosa che per adesso non c’è – perché ne capisco le motivazioni politiche".

In questo quadro, anche la data del 29 gennaio, che la premier considera una deadline finirebbe per slittare. Se il processo resterà a Milano ci vorrà un po’ di tempo per la decisione, ma non molto. Se invece verrà spostato a Roma bisognerà ricominciare da capo, i tempi si dilateranno ma del resto era già abbastanza chiaro che lo spostamento sarebbe stato considerato salvifico non solo dalla diretta interessata, ma anche dalla premier. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, alto protettore della ministra e principale artefice di quella che ai più accorti appare una mediazione tra lei e Giorgia Meloni, rivendica soddisfatto: "Credo che stia valutando, la Santanchè, e sono sicuro che valuterà bene". Non manca per la verità chi avanza qualche dubbio almeno sull’importanza che ha finito per assumere la data del 29 gennaio. Avverte il vicepresidente del Senato in quota FI, Giorgio Mulè: "Meloni e Santanchè devono chiarirsi. È un atto che io sgancerei dal 29 gennaio, non vorrei che i tempi li dettino decisioni della magistratura che ancora devono avere un processo".

Complicato prevedere svolte nelle prossime ore, con la premier in partenza per l’Arabia Saudita, dove nei prossimi giorni è attesa la ministra. Le due non si incroceranno a Gedda, ma potrebbero farlo a Roma. Con la nuova puntata di Report, che ha annunciato rivelazioni su Visibilia, alle spalle.

L’opposizione insiste, reclama le dimissioni, ma inizia già ad affilare la spada nell’eventualità che il passo indietro la lasci priva di armi: "Se vogliono cacciare la Santanchè perché rinviata a giudizio allora devono mandare a casa anche Delmastro che è rinviato a giudizio. Meloni ha due pesi e due misure", afferma Matteo Renzi. Rilancia Giuseppe Conte: "Andremo avanti; nuova mozione di sfiducia e battaglia in tutte le sedi fino alle dimissioni".

A Verona per l’inaugurazione del Motor bike expo, Santanchè replica: "Capisco che c’è una gogna, un accanimento. Capisco che l’opposizione non ha temi, ma nessuno mi fa saltare i nervi. Sono assolutamente tranquilla, confidente, credo nei magistrati. Ci si difende nel processo, non sui giornali". C’è chi sostiene che le dichiarazioni della ministra abbiano aumentato l’insofferenza della premier nei suoi confronti, ma Santanchè assicura che i rapporti tra le due "sono come sempre". A me, sottolinea, "nessuno ha mai chiesto di fare un passo indietro". Cresce la fibrillazione anche dentro FdI, Danielona rilancia il suo mantra: "Male non fare, paura non avere".

Certo è che la mediazione in corso lascia un problema aperto: sia che ci vogliano poche settimane a Milano che molti mesi a Roma, la spada di Damocle del rinvio a giudizio resterà sospesa sulla testa di Daniela Santanchè e conseguentemente rappresenterà una spina estenuante anche nel fianco della premier. Il caso Sangiuliano, infinitamente meno grave, è stato risolto in pochi giorni. Questo si trascina da un anno e rischia di andare ancora alle calende greche.