Incontrarsi e non dirsi ancora addio. Ormai più che un caso è una telenovela. Giorgia Meloni non cambia idea: vuole che Daniela Santanchè tolga il disturbo, però lei a dimettersi "spontaneamente" non ci pensa proprio. A nulla è servito ieri il tanto atteso faccia a faccia: la ministra del Turismo, rinviata a giudizio per falso in bilancio, ha fatto capire al di là di ogni ragionevole dubbio di essere determinata a non muoversi dal suo posto. Almeno non adesso. E con queste modalità.
Nel primo pomeriggio, ha diramato un video sui social sul bando ’Aree di sosta’ in cui commenta tranquilla: "Si va avanti. Un’altra promessa mantenuta da parte di questo governo". Poi hic manebimus optime, qui stiamo a meraviglia. E se qualcuno non l’avesse capito, si presenta anche a uno dei Consigli dei ministri meno rilevanti nella storia della Repubblica. Giusto per dimostrare che è nel pieno delle sue funzioni. La sorpresa è che arriva anche inattesa – trattandosi di una riunione sbrigativa di venti minuti – anche la premier. Che non avrebbe mai rinunciato a partecipare. E non solo perché alla fine fa approvare dalla squadra due argomenti fuori sacco, un nuovo decreto Ilva e due stanziamenti (di 17 e 30 milioni di euro) per la ricostruzione dopo le alluvioni in Emilia-Romagna e in Sicilia, ma perché non è nel suo carattere assecondare ricostruzioni che le attribuirebbero un passo indietro rispetto a Danielona. Soprattutto in una giornata segnata da nuove rivelazioni di Report, secondo cui l’uomo a cui la ministra ha venduto Visibilia è "Altair D’Arcangelo, indagato per associazione a delinquere, evasione fiscale, frode, riciclaggio e auto-riciclaggio", come scrive sui social Sigfrido Ranucci. "Nel 2023 gli sono stati sequestrati 40 milioni di euro. È l’immancabile uomo che gestisce gli affari della Wip Finance, la misteriosa società anonima svizzera a cui Daniela Santanchè ha venduto Visibilia qualche settimana fa". L’opposizione martella, con tanto di mozione di sfiducia di M5s in attesa di essere calendarizzata: "La ministra Santanchè è stata rinviata a giudizio, Meloni aveva detto che in questo caso avrebbe valutato cosa fare ma è passata una settimana e da lei non abbiamo sentito ancora una parola e non ha ancora ottenuto le dimissioni", affonda la lama Elly Schlein. Nel centrodestra molti pensano che, per fare un passo indietro, Santanchè voglia dalla premier una sorta di presa di responsabilità che giustifichi il gesto per il bene del governo. Si vedrà: la situazione è fluida. Non è previsto che premier e ministra si incrocino a Gedda, in Arabia Saudita, dove Meloni arriverà sabato e Santanchè nei giorni successiva per la tappa del veliero Amerigo Vespucci. Ma lo avrebbero già fatto – riferiscono da FdI – con un faccia a faccia nelle scorse ore nella capitale. Oggi intanto Santanchè è attesa a Verona, al Motor Bike Expo 2025.
Il partito della premier è diviso: c’è chi pensa che con due possibili ulteriori rinvii a giudizio la presenza in squadra di Santanchè si tradurrebbe in uno stillicidio continuo. Ma c’è chi, come Guido Crosetto, è contrarissimo. Per ora resta lo stallo, anche se già circolano i nomi dei possibili sostituti dal capo dei senatori tricolori, Lucio Malan, a Elena Nembrini, direttrice generale di Enit. Non che lo stallo sia una novità assoluta per questo governo: la Rai e la Consulta stanno in mezzo alla palude da mesi e nulla prova che ne usciranno presto. Ma è anche vero che agli occhi dell’opinione pubblica una vicenda con nome, cognome e fattezze note come quella di Santanchè ha ben altra incisività. La data segnata di rosso è il 29 gennaio, quando la Cassazione deciderà la competenza del procedimento per truffa all’Inps sulla cassa Covid tra Milano e Roma. Uno spostamento degli atti nella capitale sarebbe la prova che ci sono ancora carte da giocare e che le dimissioni non sono urgentissime. In caso contrario la premier si convincerà probabilmente a dover insistere molto più di quanto non abbia fatto finora.