Roma, 7 settembre 2024 – Giorgia Meloni è stata a lungo indecisa sulle dimissioni di Gennaro Sangiuliano. Il ministro è un bravo professionista e una persona per bene, ma si è infilato in un pasticcio dal quale era impossibile uscire senza danni ulteriori. Si è affidato con troppa leggerezza a una signora improbabile, già nota nell’ambiente parlamentare per un attivismo che l’ha portata ad avere molti contatti, ma non a caso nessuno durevole. Anche se la Storia ci ricorda che le segreterie dei ministri di ogni colore sono piene di amanti regolarmente retribuite, Sangiuliano ha pasticciato con un incarico onorifico prima promesso, poi revocato.
Una donna sentimentalmente davvero legata al ministro, avrebbe fatto un silenzioso passo indietro, puntando semmai su benefici collaterali. Non si poteva chiederlo a una signora che gira col registratore acceso e con gli occhiali che fungono da telecamera. Naturalmente Sangiuliano non sapeva niente di tutto questo, ma l’ingenuità si paga. E lui l’ha fatto con una lettera assai dignitosa in cui dice che il suo lavoro "non può essere macchiato e soprattutto fermato da questioni di gossip". E le questioni di gossip vengono centellinate da Maria Rosaria Boccia con una cadenza e una ambiguità molto professionali. Era impensabile che con questo carico addosso il ministro si presentasse al G7 Cultura o continuasse a fare serenamente il proprio lavoro.
L’indecisione di Giorgia Meloni – che ha nominato il successore con la necessaria immediatezza – aveva peraltro una buona ragione. Allo stato, Sangiuliano è innocente. Gli addebiti erano due: aver pagato viaggi e soggiorni a una persona senza titolo e averla fatta partecipe di segreti che avrebbero messo in pericolo la sicurezza del G7. La prima accusa è stata smontata con l’esibizione degli estratti conto della carta di credito personale del ministro. La seconda è così ridicola da non dover essere nemmeno commentata.
Ma se si dimette un ministro innocente, tutti gli altri hanno il diritto di sentirsi in pericolo. Nelle ultime righe della lettera, Sangiuliano scrive che si propone di "verificare se alla vicenda abbiano concorso soggetti diversi". Il punto è questo. Maria Rosaria Boccia ha agito da sola? A chi dava fastidio Sangiuliano?
Nei trent’anni della Seconda Repubblica un solo ministero è stato sempre controllato dalla sinistra anche durante i governi Berlusconi: la Cultura. Questo ha consentito l’accumularsi di clientele impressionanti. Registi importanti hanno percepito compensi variabili da 1,1 a 2,4 milioni di euro totalmente a carico dello Stato con il credito d’imposta. Venti film con un incasso medio di duemila euro a pellicola hanno avuto contributi complessivi di undici milioni e mezzo.
Poi ci sono casi paradossali di film che hanno avuto 29 spettatori e un contributo di 700mila euro. Smontare un apparato del genere, come ha fatto Sangiuliano, porta qualche conseguenza. Come la decisione di far lavorare il personale dei musei nelle festività più importanti che ha portato l’anno scorso a un aumento di quasi undici milioni di spettatori con 79 milioni di euro in più. Record storico.
Certo, Sangiuliano poteva risparmiarsi qualche gaffe e qualche eccesso di sicurezza sorprendente per un autore di eccellenti biografie storiche che sa quanto questo aspetto sia pericoloso anche ai grandi uomini. Ma è stato un buon ministro e c’è da augurarsi che Alessandro Giuli, attuale presidente del Maxxi e testa tra le più raffinate della destra italiana, ne prosegua il lavoro senza lasciarsi intimidire da un Palazzo (il Collegio romano) che ha di fatto espulso il primo ministro eretico.