Roma, 6 settembre 2024 – Gennaro Sangiuliano, ex ministro della Cultura, era già diventato il meme di sé stesso prima del caso Boccia, prima dei Ray-Ban con telecamera incorporata, prima dell’intervista al Tg1 con ricevuta di carta di credito personale esibita al grande pubblico. Era già virale sull’Internet, da tempo. L’anno scorso, giurato al Premio Strega, ammise in tv, di fronte a Geppi Cucciari, di non aver letto i libri presenti in gara: “Ho ascoltato le storie espresse nei libri finalisti questa sera, sono storie che ti prendono, che ti fanno riflettere, proverò a leggerli”. Finì per precisare, per rettificare, non senza qualche ragione: “Mi spiace che le mie parole siano state travisate, ho ovviamente letto i libri del Premio Strega, ma non con la calma che avrebbero meritato, avendo come potete capire, moltissimi impegni”. Impegni che l’anno dopo sono inevitabilmente aumentati (Pompei Calling).
Tra le moltissime incombenze, va da sé, anche quella vecchia, estenuante, battaglia culturale per egemonizzare le masse, il gramscismo di destra eccetera eccetera. Persino il sommo poeta è stato ingaggiato da Sangiuliano nello scontro di civiltà: “Il fondatore del pensiero di destra in Italia è stato Dante Alighieri: la destra ha cultura, deve solo affermarla”. Massimo Cacciari è ancora così adontato per la sortita dell’ex ministro che, a oggi, non si è ripreso. Dunque: impegno culturale sì, ma anche un impegno approfondito per riscrivere la geografia e la Storia (questa davvero con la “s” maiuscola): “Se pensiamo a Parigi, pensiamo agli Champs-Élysées e all’Arco del Trionfo, se pensiamo a Londra pensiamo a Times Square”, ha detto ad aprile Sangiuliano scambiando Londra per New York (e che vuoi che sia: d’altronde chi di noi non è mai stato in piazza San Pietro a Firenze?). E dal revisionismo geografico al revisionismo storico il passo è breve: “Colombo voleva raggiungere le Indie circumnavigando la Terra sulla base delle teorie di Galileo Galilei”, ha detto l’ex ministro, a giugno, parlando della scoperta dell’America avvenuta nel 1492, settantadue anni prima della nascita di Galilei. A inizio agosto, invece, quando il Consiglio dei ministri ha varato il Comitato Nazionale “Neapolis 2500” per celebrare la storia, la cultura e l’arte di Napoli in occasione del venticinquesimo centenario della sua fondazione (avvenuta, secondo tradizione, il 21 dicembre del 475 avanti Cristo), Sangiuliano sul suo profilo Instagram ha pubblicato un post per festeggiare l’evento: “Il Consiglio dei ministri vara il Comitato per celebrare due secoli e mezzo di Napoli”. In realtà, gli anni sono 2500, ma sono dettagli (secolo più secolo meno). “L’errore sul profilo Instagram relativo alla nascita del Comitato nazionale ‘Neapolis 2500’ evidentemente è del mio social media manager. Per questo ho accettato le sue dimissioni”, ha scritto Sangiuliano dopo i robusti sfottò ricevuti. In questi anni, l’ex direttore del Tg2, autore di molte biografie sui migliori autocrati della Storia (da Putin a Xi Jinping), ha anche dato lezioni di stile: “Credo che un certo abuso dei termini anglofoni appartenga a un certo snobismo, molto radical chic, che spesso nasce dalla scarsa consapevolezza del valore globale della cultura italiana. E anche della sua lingua, che invece è ricca di vocaboli e di sfumature diverse”. Capito, cari radical chic? Non parlate in inglese, che poi è la lingua dell’Impero. Parlate come mangiate. Questo d’altronde, come insegnano sempre Giorgia Meloni e Fabio Rampelli, è il tempo degli underdog, pardon, dei sottocane.