Venerdì 7 Marzo 2025
DAVIDE NITROSI
Politica

"Basta rigore, l’Italia fa le riforme". Il monito di Gozi: guai a fermarci

Il sottosegretario: anche cambiare il Senato significa essere credibili

Sandro Gozi (ImagoE)

Bruxelles, 17 agosto 2015 - "Il presidente della Bundesbank Weidmann ha diritto di fare le sue proposte, ma non parla a nome del governo tedesco". Sandro Gozi, Pd, sottosegretario agli Affari europei, è l’uomo di Renzi a Bruxelles. La sua posizione non lascia margini: l’Europa non può valutare gli Stati – Italia compresa – solo con gli occhiali dei contabili.

L’obiettivo dei tecnocrati è limitare la Commissione. "E invece è importante rafforzare il ruolo politico della Commissione piuttosto che indebolirla togliendole competenze. Parlare di una commissione politica non è una parolaccia".

No quindi a un organismo tecnico per valutare i bilanci degli Stati? "Prima di proporre nuovi organismi burocratici, dobbiamo chiederci quale tipo di valutazioni vogliamo. La nuova governance dell’euro non deve risolvere tutto alle bacchettate sulle leggi annuali di bilancio degli Stati".

Che deve fare? "Valutazioni che tengano conto delle politiche di riforma fatte, dei loro effetti in più anni, prestando soprattutto attenzione all’impatto sulla sostenibilità delle finanze pubbliche e sulla crescita".

Intanto sulla Grecia ha vinto la posizione rigorista. "Rispetto agli altri due accordi ci sono elementi di discontinuità. Soprattutto è stato messo nero su bianco che per salvare la Grecia servono politiche di crescita e di lotta alla disoccupazione. E questo vale per tutta l’Europa".

Italia compresa? "Gli ortodossi del rigore devono capire che se c’è il risanamento senza crescita e senza riforme, ne risente tutta la zona euro. Il rigore va messo altrove...".

Ovvero? "Nella valutazione della serietà delle riforme. L’Italia ha bisogno di riforme anche senza le raccomandazioni di Bruxelles o Berlino. Quando le riforme strutturali sono serie e portano risultati concreti a favore della crescita (valutando il loro impatto su più anni e non su un trimestre), andrebbero valutate con più rigore".

Quindi l’Italia deve accelerare? "Da fine agosto vogliano consolidare il processo di riforme e la ripresa. Gli italiani hanno pagato un prezzo troppo alto per colpa delle riforme mai fatte negli ultimi anni".

Ma il nodo è come sarà valutata dalla Ue la richiesta italiana di maggiore flessibilità per tagliare le tasse. "In Europa esistono regole sulla flessibilità e regole sulle riforme strutturali. Faremo valere le riforme fatte: pubblica amministrazione, Jobs Act, responsabilità civile dei magistrati, regole sugli investimenti, lotta agli sprechi, spesa più efficiente.... Lavoreremo sulle regole esistenti che permettono di valutare le riforme strutturali e favorire gli investimenti".

Ma la riforma del Senato è così importante per l’Europa? "L’Italia sta riacquistando piano piano credibilità perché finalmente fa quello che dice. Il Senato direttamente non è legato alle valutazioni economiche, ma indirettamente è un altro tassello nella costruzione della credibilità del paese. Avere una democrazia efficiente, che decide, è una cosa che gli italiani si meritano, ma che rende anche il paese più credibile e più attraente per chi vuole investire".

Nei giorni in cui l’Ue valuterà la legge di stabilità, Salvini minaccia una serrata del paese... "Salvini è uno spacciatore di demagogia, ma gli italiani non sono così sprovveduti come pensa lui e non abboccano alle sue trovate estive".

Sugli immigrati però l’Europa non ha seguito l’Italia... "Beh, fino a un anno fa l’Europa voltava le spalle all’Italia, oggi abbiamo un Mare nostrum europeo nel Mediterraneo. L’Europa ha anche accettato di iniziare a superare le regole di Dublino. Certo, è un primo passo. Ora dobbiamo farne altri: una concertazione con i paesi d’origine per gestire i flussi, una maggiore efficacia nei rimpatri e una politica comune europea sull’immigrazione".