Sabato 22 Febbraio 2025
ETTORE MARIA COLOMBO
Politica

Salvini alza il tiro: no alla Tav? Cade il governo Conte

Sfida al M5s sulle mozioni, ma Di Maio non vuole l’incidente. Cresce l’insofferenza

Danilo Toninelli e Luigi DI Maio (Ansa)

Roma, 6 agosto 2019 - "La Tav è un’infrastruttura fondamentale", un voto del Parlamento "contro sarebbe una sfiducia al premier, che ha riconosciuto che costa meno finirla che fermarla". Approvato il decreto sicurezza Bis, il Capitano continua a mostra segni di insofferenza e alza il livello dello scontro. "Se ci fosse un no alle mozioni sulla Tav sarebbe un grosso problema" diceva ieri mattina. Quando arriva in Senato, attutisce solo di poco le parole: "Oggi è una bella giornata, della Tav parleremo mercoledì". Poi, però, sbotta: "Sono stanco degli insulti che arrivano da M5S". 

image   Ieri pomeriggio, mentre tutti gli occhi dei cronisti e dei senatori erano appuntati sulla tenuta della maggioranza sul decreto Sicurezza bis, senatori leghisti di primo livello avvicinavano i loro colleghi di Forza Italia e Fratelli d’Italia per chiedere loro una cosa curiosa: "Invece di astenervi o di non partecipare al voto sul decreto Sicurezza che, state pur tranquilli, passerà senza problemi (come poi è stato, ndr), perché non lo fate sulle mozioni sulla Tav? Così l’M5s più quelli di sinistra e del gruppo Misto vanno in maggioranza, vince la mozione No-Tav e noi apriamo la crisi di governo".

Infatti, domani, sull’ultimo atto parlamentare e politico, quello più delicato, le mozioni parlamentari sulla Tav, se tutte le opposizioni (FI, FdI e Pd) non sommassero i loro voti a quelli della Lega ma se si dividessero, quelli del partito No-Tav risulterebbero molti di più: circa 120. Attoniti, i senatori forzisti e meloniani hanno risposto "no, grazie: se proprio ci tenete ad aprire la crisi di governo, dovete farlo voi, e alla luce del sole, uscendo dall’Aula e mandando in maggioranza la mozione No-Tav. Ve ne dovete assumere la responsabilità". La verità è che né FdI né FI né il Pd faranno un favore alla Lega, aprendo un cortocircuito istituzionale che porterebbe a una crisi di governo: sono partiti in difficoltà che, come i 5Stelle ieri, non vogliono dare alibi a Salvini per votare. La mozione No-Tav di M5S+altri finirà, quindi, in netta minoranza, le mozioni Sì-Tav, in uno scambio di cortesie reciproche, tra FI, FdI e Pd (la Lega si limiterà a votare quelle altrui), saranno in maggioranza, il Parlamento si allineerà al governo e tutti andranno in meritate vacanze.   Resta, però, il punto politico. Salvini freme di rabbia e pure di indignazione ogni giorno di più. Roberto Calderoli gli ha spiegato che, "dal giorno in cui passerà la riforma Fraccaro (il 12 settembre, con il voto definitivo), anche se, tecnicamente, sarebbe possibile andare a votare, Mattarella non ti ci manderà mai". Infatti, servono mesi per i necessari adeguamenti istituzionali (tre per la possibile richiesta di referendum, due per la riscrittura dei collegi adeguati al taglio dei parlamentari), senza contare che c’è la manovra economica da scrivere. Morale: o Salvini rompe adesso, e apre la crisi subito, o lo fa entro i primi giorni di settembre, oppure l’alleato Di Maio se lo deve tenere ‘tra capo e collo’ ancora per lungo tempo.