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Qualche volta nella fretta di spararla grossa si finisce per mettersi in imbarazzo da soli. È successo al ministro Salvini...
Qualche volta nella fretta di spararla grossa si finisce per mettersi in imbarazzo da soli. È successo al ministro Salvini che, parlando del caso Paragon, che vede attivisti e giornalisti spiati attraverso uno spyware, dice che "tutto nasce da regolamenti di conti all’interno dei servizi segreti". Roba da far rizzare i capelli sulla testa alla premier e al sottosegretario Mantovano. Infatti, passano due ore Salvini ci ripensa: "La Lega – si legge in una nota – si riferisce a ciò che si legge sui giornali. Totale è la fiducia nei vertici dell’intelligence". Non basta all’opposizione che, compatta, con incalza governo e premier: urgono spiegazioni in Parlamento. Il governo dirà la sua, ma al Copasir: a porte chiuse. Martedì l’antipasto: verrà ascoltato il direttore dell’Aise, Giovanni Caravelli, e gli sarà certo chiesto di chiarire il ruolo dell’esecutivo. Intanto, il team legale ong Mediterranea (quattro i membri finiti nella ragnatela degli hacker) lunedì presenterà un esposto al centro di sicurezza cibernetica della polizia di stato di Palermo.