Roma, 3 aprile 2024 – Montecitorio ore 10: mozione di sfiducia contro la ministra del Turismo, Daniela Santanchè. La diretta interessata non si presenta. Ma a lasciare vuoti i banchi è l’intero governo: c’è solo la responsabile dell’Università, Anna Maria Bernini. Si nota fino a un certo punto: nell’emiciclo mancano i deputati della maggioranza e quasi tutti quelli che sostengono la mozione, cioè l’intera opposizione, a eccezione di Iv. Ore 18: si vota la mozione di sfiducia contro il vicepremier Matteo Salvini. Il quale lascia l’Aula un attimo prima che si parli di lui: "Ho una riunione sulle concessioni autostradali". Restano i suoi ministri, Giorgetti e Calderoli. L’opposizione insorge: "Salvini ha la grande responsabilità politica di aver sottoscritto un accordo con il principale partito russo e di non averlo mai ripudiato", dice Giuseppe Conte (M5s). In realtà, si tratta non di trascuratezza, ma di strategia mediatica. La grana va risolta il prima possibile e senza rumore. Il governo ha fretta, tanto che il centrodestra approva un’inversione dell’ordine del giorno per chiudere subito le due partite.
Si comincia da Salvini: la sfiducia viene respinta con 211 no, 3 astenuti e 129 sì, tra i quali manca quello della segreteria del Pd, Elly Schlein, che non ha votato. "Ennesima figuraccia della sinistra, andiamo avanti col nostro lavoro", commenta il vicepremier sui social. Iv appoggia la mozione promossa da Azione (e si schiera contro la sfiducia a Santanchè) però, con Davide Faraone, afferma: "Azione non doveva chiedere le firme ai Cinquestelle". Mercoledì non c’è stato tempo per la mozione contro Santanchè, ma verrà respinta giovedì mattina, in assenza della ’sfiducianda’.
E d’altra parte nessuno si aspetta sorprese come per l’affaire Salvini. Che procede secondo un copione prevedibilissimo. La maggioranza fa muro: tra i precettati si rivedono l’azzurra Marta Fascina e il leghista Antonio Angelucci. Ma qualche crepa si nota: "Se ci sarà il rinvio a giudizio per Santanchè, deciderà Giorgia Meloni", sottolinea il vicesegretario del Carroccio, Andrea Crippa. Parole più o meno simili pronuncia Flavio Tosi (FI): "Il nodo politico lo scioglierà FdI". In effetti il percorso delle due vicende ora si divarica.
In assenza di nuovi elementi, la questione all’origine della sfiducia contro Salvini è stata sepolta mercoledì sera. Finché il problema è solo la mancata disdetta formale dell’accordo tra Lega e Russia unita stretto nel 2017 – come lamenta il Pd con Lia Quartapelle – il caso si può considerare chiuso. Ma per Santanchè è un altro paio di maniche: se la richiesta di rinvio a giudizio verrà accolta – dentro FdI c’è timore per ciò che nei prossimi giorni potrebbe arrivare dal Palazzo di Giustizia di Milano in merito alla vicenda Visibilia – la bocciatura della mozione risulterà insignificante. È un caso che smuove indignazione anche nel popolo di centrodestra. Dunque la premier si troverà di fronte a un dilemma: su un piatto della bilancia, c’è la propensione a fare quadrato intorno ai suoi, rinfocolata dall’inutile arrembaggio tentato dall’opposizione. Ma anche la comprensibile resistenza di fronte all’eventualità di un conflitto con l’amico di Daniela Santanchè, oggi presidente del Senato, Ignazio La Russa.
Sull’altro piatto, c’è lo sfregio all’immagine del governo che la premier cerca di imporre dal giorno in cui si è insediata a Palazzo Chigi, nonché un’arma affilata nelle mani dell’opposizione che alla lunga potrebbe costarle molti consensi. Una scelta difficile ma che, se ci sarà il rinvio, Meloni non potrà evitare.