Roma, 21 giugno 2018 - Lo scontro tra Matteo Salvini e Roberto Saviano si fa durissimo. Il ministro dell'Interno alza il tiro nella guerra di parole, ipotizzando di valutare se confermargli la scorta, di verificare "se corra qualche rischio" visto che "passa molto tempo all'estero". L'autore di 'Gomorra' risponde su Facebook: "Buffone, è il ministro della malavita, ma non mi fa paura". E Saviano rinfaccia al titolare degli Interni di essere silenzioso sulla 'ndrangheta e gli chiede di "restituire i 50 milioni della maxi-truffa dei rimborsi elettorali della Lega".
La sinistra difende lo scrittore, accusa Salvini di "ritorsione" per le critiche. Il caso finisce anche sui media esteri per la notorietà di Saviano. Sulla sua scorta "saranno le istituzioni competenti a valutare se corra qualche rischio - dice Salvini -, mi pare che passi molto tempo all'estero. Valuteranno come si spendono i soldi degli italiani". E gli manda "un bacione".
In serata, in difesa di Saviano, scende in campo anche il presidente della Camera Roberto Fico, che dice su Fb: "L'Italia è il Paese che ha nel suo ventre tre fra le più grandi organizzazioni criminali internazionali: mafia, camorra, 'ndrangheta. Tutti i cittadini, gli imprenditori e gli intellettuali che hanno avuto il coraggio di denunciare e opporsi alla criminalità organizzata devono essere protetti dallo Stato". "Spero che al più presto questo male che rovina la vita a migliaia di persone, si infiltra nell'economia e talvolta nelle istituzioni, possa essere definitivamente sradicato, diventando così solo un brutto ricordo. In questo modo nessuno dovrà più essere scortato perché finalmente libero", conclude Fico.
La sfida tra il simbolo anticamorra e il leader della Lega, che dura da anni, è al calor bianco dopo l'arrivo al Viminale di Salvini e le sue azioni e parole su migranti e Rom. "Se la prende con gli ultimi, sono felice di essere tra i suoi nemici", dice Saviano. "Questo governo ha già causato troppo male. Un male irreparabile", scrive sul quotidiano francese Le Monde, "non possiamo dargli tregua, dobbiamo fargli rimpiangere il giorno in cui per egoismo, interesse e cattiveria ha deciso che per esistere bisognava diventare razzisti".
Dopo l'avvertimento sulla scorta, il ministro precisa di non essere lui a decidere, tantomeno in base a "simpatia e antipatia" e che il tema "è l'ultimo dei miei problemi". Quindi ancora parole polemiche: "L'antimafia a parole è un conto, io preferisco sostenere chi la mafia la combatte nei fatti. Di Saviano, della sua casa a New York, della sua vita e dei suoi soldi mi interessa meno di zero". Con Saviano si schiera tutto il centrosinistra. I Verdi chiedono a Salvini di dimettersi, il radicale Roberto Magi lo vede "inadatto a fare il ministro". Con Saviano, tra gli altri, anche Federica Angeli, reporter sotto scorta, il sindacato giornalisti Fnsi e il figlio di Daphne Caruana Galizia, cronista maltese uccisa, che parla di "minaccia di morte" e ricorda che alla madre fu negata la protezione. "Chi ricopre cariche istituzionali - è invece l'avvertimento lanciato dai microfoni del Tg1 da parte del Pm Nino Di Matteo - dovrebbe conoscere bene la mentalità dei mafiosi in modo da evitare che certe dichiarazioni siano interpretate come un segnale di indebolimento".