Roma, 7 maggio 2019 - In consiglio dei ministri la Lega voterà contro le dimissioni di Armando Siri. Ma il governo andrà avanti. Lo assicura Matteo Salvini, intervistato da Nicola Porro a Matrix nella registrazione in onda stasera su Canale 5. Il vicepremier leghista torna a smentire l'ipotesi crisi (è "l'ultima delle cose di cui hanno bisogno gli italiani"), minando però a parole l'unità dell'esecutivo. Salvini riconosce - e per la prima volta a lettere chiare - che tra Lega e Movimento 5 Stelle non c'è accordo. "Mi sembra evidente che con M5s ci sia una spaccatura e non solo su questo - dice in tv -. C'è una differenza di vedute sulla Tav, sull'Autonomia, sull'immigrazione". Ma son sarà il caso Siri ad essere determinante per la tenuta del governo. Anche perché "alla gente che sta a casa non interessa questo dibattito ma le cose da fare. A me mi pagano per fare le cose". Dunque, sintetizza Salvini, "se sul caso Siri si va al voto noi votiamo contro e loro se ne prendono la responsabilità, poi andiamo avanti e continuiamo a lavorare".
Voci allineate dall'ala leghista del governo: "Il caso Siri non mi sembra un tema che possa far cadere il Governo, non ci frega niente di come voterà il M5S, il tema che può far cadere il Governo è l'eventuale blocco dei cantieri di Genova, Milano, Palermo o al centro Italia o se il M5s non ci fa ultimare le opere", minaccia oggi il viceministro delle Infrastrutture Edoardo Rixi.
DI MAIO E CONTE - Luigi Di Maio chiede che il sottosegretario leghista, indagato per corruzione, chiarisca "anche sul mutuo a San Marino", ma ribadisce che domani il Movimento "non aprirà la crisi" (piuttosto "chiedete alla Lega"), anche se "è assurda una frattura sulla corruzione". Insomma in consiglio dei ministri non sono previsti scossoni. E lo conferma lo stesso premier Conte, dopo aver annunciato qualche giorno fa che chiederà la revoca di Siri da sottosegretario: "La situazione è molto chiara, il mio percorso è stato sempre molto lineare. Non è stata una decisione che ho preso a cuor leggero. Vedrete che domani ci sarà un Cdm che si svolgerà molto serenamente".
L'impressione è che una prima resa dei conti nel governo verrà fatta dopo le elezioni europee del 26 maggio, con un possibile rimpasto all'orizzonte. Ma al momento Salvini tira dritto: l'esecutivo durerà. "Proseguiamo a governare fino a fine mandato", dice.
IL NODO AUTONOMIE - Tra gli argomenti di divisione con il Movimento, il capo del Carroccio cita quello delle 'autonomie'. E non a caso. Si tratta infatti di uno dei dossier più scottanti sul tavolo del governo. Ne discuteranno il ministro leghista Erika Stefani e il premier Giuseppe Conte domani sera ma il partito di via Bellerio vuole delle scadenze già fissate fin da ora. "Al Mef - rimarca un esponente di governo della Lega - è già tutto pronto. Stiamo aspettando di capire il Movimento 5 Stelle che vuole fare. La pazienza sta per finire. I esti delle intese con le Regioni sono pronti e i nodi politici restano quelli realitivi ai ministeri guidati dai 5 stelle che stanno bloccando tutto".
Sono comunque tante le partite aperte. Sul taglio del numero dei parlamentari in discussione a Montecitorio non ci saranno sorprese, anche se sono previsti dei voti a scrutinio segreto. Più complicato da sciogliere il nodo sul 'Salva-Roma' che arriverà con il dl crescita.
"FLAT TAX IN CDM" - Di fronte alle previsioni dell'Unione europea che ha rivisto a ribasso il Pil dell'Italia stimando un balzo in avanti del deficit fino al 3,5% nel 2020, Salvini tiene il punto e manda un messaggio ai grillini. "Ridurre le tasse quest'anno è fondamentale, lo dico agli amici dei 5 stelle". E questo "anche sforando il vincolo europeo del 3%, assolutamente". Domani la flat tax sarà sul tavolo del cdm, assicura Salvini: "I Paesi che la applicano crescono ben più di noi. Per me prima si fa è meglio è: è chiaro che bisognerà stringere i denti e tirare la cinghia all'inizio ma nel breve e nel medio periodo i risultati ci sono ovunque. Non so se saremo tutti presenti, perché Tria e Moavero sono impegnati in missioni all'estero".
"Flat tax in consiglio? Sono prontissimo a votarla - ribatte Di Maio, intervistato a Cartabianca, su Rai 3 - se ci portano pure le coperture", perché se la tassa piatta vuol dire aumento dell'Iva, allora niente da fare. "Io domani porto il salario minimo, così abbassiamo le tasse e alziamo gli stipendi, che gli italiani sono contentissimi", aggiunge caustico.