Roma, 2 giugno 2018 - Salvini si è già insediato «in punta di piedi» al Viminale dove l’attende la sfida più grande. Quella che sognava da ragazzo, quando a 20 anni diventò consigliere comunale di Milano e agli amici più stretti confidava: voglio diventare un giorno ministro dell’Interno per far diventare l’Italia un Paese sicuro. Ma tra l’annuncio di maxi sgomberi e di espulsioni immediate c’è di mezzo la realtà, che comporta tempo e denaro difficili da reperire. IMMIGRAZIONE - La parola d’ordine è: "A casa loro". È una delle sfide più difficili: «Ora la situazione è tranquilla perché c’è il mare grosso, ma le difficoltà arriveranno» ammette Salvini, che già domani sarà nei porti della Sicilia a monitorare gli sbarchi perché «serve un lavoro durissimo». Non si può organizzare da un giorno all’altro un maxi ponte aereo per mezzo milione di clandestini che vivono in Italia. Servono accordi coi Paesi di provenienza e soprattutto serve tempo. "Occorre identificarli e rendere subito più veloci le pratiche di riconoscimento dello status di rifugiato e solo a quel punto espellerli dal Paese". Le parole d’ordine: "Una politica di rimpatri è prioritaria". Nel frattempo, in ogni regione, il leader della Lega vuole approntare un centro di identificazione ed espulsione per toglierli dalle strade. "Ho già chiesto al ministro dell’Economia – ha detto Salvini – di tagliare i 5 miliardi che ogni anno vengono spesi per mantenere gli immigrati". Per le Ong che raccolgono i migranti ai limiti delle acque territoriali libiche sarà molto più difficile sbarcare nei porti italiani e per fermare gli sbarchi, il Viminale, oltre che sulla ricetta Minniti (accordi coi Paesi di provenienza, soprattutto con la Libia) punterà molto sulla comunicazione. Ovvero far capire bene a chi ha in mente di partire che, una volta in Italia, non sarà certo trattato coi guanti o lasciato libero di gironzolare per le nostre città. Intanto, Germania e Austria hanno rafforzato da ieri i controlli sulle frontiere e sul Brennero, inviando più pattuglie di polizia, per contrastare i viaggi illegali dei migranti. La misura entra in vigore proprio il giorno in cui a Roma giura il governo di Matteo Salvini e Luigi Di Maio, che sull’immigrazione hanno annunciato il polso fermo.
SICUREZZA - "Il mio primo provvedimento sarà per la sicurezza, ho tante idee", ha detto ieri Salvini e chissà che non sia la riforma della legittima difesa con il diritto riconosciuto di reagire in casa propria a rapinatori e malintenzionati. Subito dopo è prevista la costruzione di nuove carceri e l’obbligo del detenuto di contribuire al proprio mantenimento col suo lavoro. Poi l’aumento delle dotazioni delle forze dell’ordine e la loro maggiore presenza sul territorio per ripulire le strade da microcriminalità e spaccio e liberare gli edifici occupati abusivamente. Tutte operazioni che fanno molta presa sui cittadini, i quali – nelle intenzioni di Salvini – si renderanno subito conto che la "musica è cambiata". Occorreranno però molti soldi che, forte del suo ruolo decisivo di azionista della maggioranza, pretenderà di avere a disposizione. CAMPI NOMADI - La famigerata Ruspa per anni ha reso l’idea delle reali intenzioni di Salvini. Ci sarà tolleranza zero verso i Rom che non si guadagnano da vivere onestamente. Che anziché mandare i propri figli a scuola per integrarsi con il Paese che li ospita, li avviano alla microcriminalità. Per questo, nel contratto di governo coi 5 stelle, ha preteso di inserire la chiusura di tutti i campi Rom, anche quelli regolari. Ci vivono 40 mila persone ed è previsto anche dalle direttive Ue.