Mercoledì 13 Novembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

Salvini: “Non mi candido alle Europee”. E lancia il generale Vannacci. Opa FdI sulla Sardegna: gli alleati fanno muro

Regionali: a destra come a sinistra, l’isola è al centro di un braccio di ferro sulle candidature. Sullo sfondo resta il nodo del terzo mandato per i presidenti in scadenza

Roma, 9 gennaio 2024 – L’annuncio arriva ieri a tarda sera: “Non mi candido alle Europee, resto a fare il ministro”, dice Matteo Salvini. Una decisione pesante. Destinata ad influire sulle scelte degli alleati. Sì, perché l’altro vicepremier, Tajani, era stato chiaro: “O tutti o nessuno”. E dunque, con questo dovrà fare i conti Giorgia Meloni, tentata dalla corsa per Bruxelles, certo non a costo di infliggere un colpo duro agli alleati. Non è detto che non ci siano contraccolpi anche a sinistra, dove Elly Schlein era tentata di accettare la sfida della premier. Per chiudere il cerchio, il leader leghista annuncia: mi farebbe piacere se il generale Vannacci entrasse nelle liste del Carroccio. “Ci penserò”, la replica.

Matteo Salvini, vicepremier e ministro, nonché segretario della Lega (Ansa)
Matteo Salvini, vicepremier e ministro, nonché segretario della Lega (Ansa)

Tensioni sulla Sardegna

Finisce così una giornata contrassegnata dalle liti sulla Sardegna. L’isola spacca la destra, ma lacera anche la sinistra. L’ottimismo d’ordinanza non manca né da una parte né dall’altra, ma per il momento sembra più un pio desiderio che una ragionevole previsione. L’incarico di fare da paciere a destra se lo accolla FI. Avverte Antonio Tajani: “Sono convinto che si troveranno accordi ovunque e vinceremo le elezioni”. Gli fa eco, con un affondo più circostanziato, il presidente dei deputati, Paolo Barelli: “Per noi vale il principio di ricandidare gli uscenti”. E questo malgrado in Sardegna gli azzurri si siano schierati con il candidato Paolo Truzzu (FdI) e non con il governatore uscente, Christian Solinas, sponsorizzato da Lega e Psd’Az.

A sinistra, invece, a occuparsi di convincere Renato Soru a fare un passo indietro a favore di Alessandra Todde, candidata del Pd e di M5s, è direttamente la segretaria Elly Shlein. Per ora, all’insuccesso dei primi corrisponde il fallimento della seconda.

Liti in maggioranza 

Vanno giù secchi i vertici di FdI: “Il criterio degli uscenti era valido fino alle elezioni siciliane dello scorso anno quando, in nome dell’unità, gli alleati ci hanno chiesto di non ricandidare Musumeci bensì di puntare su un altro”. Il nuovo criterio? O quello numerico o degli abitanti nelle regioni. “In entrambi casi, noi abbiamo diritto ad un riequilibrio – avvertono –. Abbiamo il 60% della maggioranza, si vota in 5 regioni quest’anno, pallottoliere alla mano ce ne spetterebbero 3, noi oggi invece stiamo parlando di due: Abruzzo e Sardegna”.

Se in Piemonte l’azzurro Cirio non è in discussione, in Basilicata il collega di partito, Vito Bardi, cerca la riconferma, mentre in Umbria la leghista Tesei non molla. Quanto alla popolazione, il discorso non cambia per FdI che governa Umbria, Marche e Lazio: «Le prime due hanno 1 milione e mezzo di abitanti, il Lazio 5 milioni. Niente a che vedere con le 5 regioni governate da FI e le altre cinque, tra cui Lombardia e Veneto, guidate dal Carroccio».

Ma se in via della Scrofa puntano i piedi, anche la Lega tiene duro, insiste sulla necessità di rivedere le candidature nelle regioni al voto nel 2024 e in cambio promette ai tricolori che saranno loro a scegliere quelle del 2025. Generosità fino a un certo punto: il Caroccio mette in palio le regioni attualmente in mano alla sinistra, dall’Emilia-Romagna alla Campania. Apertura rinviata al mittente: "Stavolta non siamo disponibili a fare un passo di lato. In Sardegna, del resto, 9 partiti su 12 hanno indicato Truzzu”, avverte FdI.

...E a sinistra

Buco nell’acqua, almeno per il momento, anche a sinistra. Soru un passo indietro lo farebbe purché si ritirasse anche la candidata dei 5stelle, per Conte naturalmente l’ipotesi era fuori discussione e anche per il Pd, che a questo punto non potrebbe mollare Alessandra Todde senza compromettere il già fragile rapporto con il Movimento. Soru rimane al suo posto e la segretaria (che incassa il ritorno dei Progressisti con Todde) ha pochi giorni per convincerlo a ripensarci: il 15 si presentano i simboli, il 22 liste.

La questione del terzo mandato

Uno scontro che si intreccia con la vera questione dirimente: la possibilità del terzo mandato. In realtà né la segretaria del Pd né la leader di FdI (appoggiata da FI) hanno alcuna intenzione di permettere il governatorato a vita, ma l’eventualità che, in qualche modo, si arrivi a eliminare la regola dei due mandati non è ancora svanita. La ripropone con forza Piero Fassino: "Chi ha ben governato, deve proseguire”. Si vedrà.