Giovedì 26 Dicembre 2024
ETTORE MARIA COLOMBO
Politica

Salvini affacciato alla finestra elettorale

Il vicepremier insiste su autonomia e flat tax. Giallo sull'incontro con la Meloni

Matteo Salvini

Roma, 8 luglio 2019 - La Lega veleggia verso il 40%, come testimonia il sondaggio di Antonio Noto pubblicato ieri. E i nemici che Salvini si trova davanti ogni giorno di più non fanno che aumentare il suo bagaglio di voti potenziali. Perché allora – si chiedono in tanti – non stacca la spina del governo? Anche perché il quadro della maggioranza è incerto. Accordo in salita, se non impossibile, sulle Autonomie, al centro del vertice di oggi a Palazzo Chigi. Scontri al fulmicotone tra il titolare del Viminale e quello della Difesa, la grillina Elisabetta Trenta, sui migranti. Con Salvini che accusa i 5 Stelle di averlo "lasciato solo". Piano flat tax da 15 miliardi che la Lega vuole imporre, nella prossima manovra, e che Conte, spalleggiato da Tria, non vuole concedere. I motivi per rompere l’alleanza sono pesanti. Eppure, il leader della Lega, per ora da quell’orecchio non ci sente.

"Io non capisco perché Salvini abbia deciso di non andare al voto anticipato. Tutto il suo partito glielo chiede. Gli imprenditori del Nord glielo chiedono. Noi lo chiediamo. Ma cosa aspetta? Di fare la fine di Renzi e Berlusconi? Non ha capito che la magistratura sta per massacrarlo?". A metterla così, parlando giorni fa in Transatlantico con un suo collega di partito, è Guido Crosetto, presidente di Fratelli d’Italia – che ieri ha visto il leader leghista (incontro, però, smentito da fonti leghiste). Crosetto, abituato a dire in pubblico quello che pensa in privato, ci ha fatto pure un tweet: "Purtroppo mi sembra chiaro quello che accadrà a Salvini. Lo schema è sempre lo stesso, come con Berlusconi e Renzi. Partirà l’attacco giudiziario appena sarà superata la finestra per il voto". Certo è che, oggi, quando tutti si sono arresi all’evidenza, e cioè che Salvini non romperà con Di Maio, resta intatto il mistero. Perché Salvini non vuole le elezioni? Eppure, il suo partito – dai governatori del Nord ai ministri ("Non ho mai visto ministri di un governo che non vogliono restare al loro posto, ma andare a casa" è sbottato giorni fa) a Giorgetti, quelli che contano, in Lega e fuori, vogliono aprire la crisi.

Ieri, però, Salvini ha visto – incontro smentito dalla Lega, ma non da Fd’I – la Meloni. Del resto, se Salvini vuole vincere le prossime elezioni politiche, di Fd’I non può fare a meno. Sia per assicurarsi la vittoria nei collegi uninominali, chiave per avere una maggioranza, sia per costruire quel polo sovranista che abbracci anche, come ruote di scorta, i satelliti: il nuovo movimento politico di Toti (forte al Nord-Ovest), quello di Musumeci (forte in Sicilia), ma facendo a meno, di fatto, di una Forza Italia centrista. La Meloni avrebbe chiesto l’incontro a Milano. Una cosa è certa: per Salvini, il decreto Sicurezza bis è la prova del nove. Se la maggioranza gialloverde terrà, bene, ma se i grillini dovessero fare scherzi, tra Camera e Senato, fino al 20 luglio la finestra elettorale resta aperta.