Giovedì 19 Dicembre 2024
REDAZIONE POLITICA

Saluti romani, Piantedosi: “Indignazione per Acca Larentia”. La Russa: “FdI estraneo, ma non è detto che quel gesto sia apologia del fascismo”

Il presidente del Senato interviene su quanto avvenuto alla commemorazione. Salvini: “Fascismo e comunismo sconfitti dalla storia”. Opposizioni ancora all’attacco

Roma, 9 gennaio 2024 – I saluti romani che, come ogni anno, hanno accompagnato la commemorazione ad Acca Larentia (per la morte di tre giovani del Fronte della Gioventù avvenuta nel 1978) hanno riacceso lo scontro politico. “Non c’è dubbio che quanto visto susciti indignazione, anche perché contrario alla nostra cultura acquisita. E l'indignazione è trasversale”, dice oggi il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi in audizione alla Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza. Per il capo del Viminale, però, “vietare e non osservare è controproducente e meno proficuo”.

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Saluti fascisti di Acca Larentia, identificati alcuni partecipanti al corteo. Piantedosi: “La magistratura farà le valutazioni”

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Piantedosi ha confermato che la questura stia procedendo all’identificazione dei partecipanti, sottolineando che "corredare con gesti e simboli condannati dalla Storia inquinano la commemorazione". ''Questa manifestazione si tiene così da anni con una partecipazione numerica addirittura più grande – continua il ministro –. Se uno guarda i numeri che la questura di Roma ha sempre registrato potrei addirittura dire che sono in calo ma questo non toglie il valore o il disvalore di quelle immagini''.

Ignazio La Russa, presidente del Senato (ImagoE)
Ignazio La Russa, presidente del Senato (ImagoE)

Le parole di La Russa riaccendono la polemica

"Fratelli d'Italia è totalmente estranea all'episodio", commenta intanto il presidente del Senato Ignazio La Russa in un colloquio con Il Corriere della Sera all'indomani delle polemiche. "Peraltro, il fatto è stato eclatante e ha avuto molta visibilità, ma il partito davvero non ha alcun ruolo o responsabilità in quello che è successo – continua –. Abbiamo sempre detto ai nostri di non partecipare a certe manifestazioni, che vengono inevitabilmente strumentalizzate da chi vuole attaccarci. Non si va a certe commemorazioni. Non c'entriamo nulla, non c'entra il partito".

Ma la seconda carica dello Stato dice anche di aspettare "con interesse la prevista riunione a sezioni riunite della Cassazione" perché "è possibile che si stabilisca che un saluto romano durante una commemorazione non sia apologia di fascismo, e quindi non sia reato, come molte sentenze stabiliscono". "Servirebbe chiarezza, ce lo aspettiamo – aggiunge –. Da avvocato più che politico. Perché, ripeto, come partito noi siamo estranei a certe manifestazioni. Quindi non abbiamo nulla da cui dissociarci".

Anche Fabio Rampelli, deputato e vicepresidente di FdI, sottolinea che il il suo partito non c’entra con quanto avvenuto a Roma. "Noi non facciamo saluti romani, per scelta e non per convenienza, da sempre e non da oggi perché governiamo. Schlein dovrebbe documentarsi – dice a La Stampa –. Decidemmo di non mettere piede a quella manifestazione per la sua natura estremista oltre 25 anni fa. Abbiamo un'altra idea di ‘destra’. Una decisione tangibile". Rampelli si dice "il più feroce avversario del nostalgismo e il più deciso modernizzatore del mio mondo, quindi sottolinea: "In democrazia c'è il diritto di manifestare le proprie opinioni anche quando non collimano con il sentimento comune, il limite invalicabile è l'uso della violenza, la coercizione, l'intimidazione e la ricostituzione del PNF. Lì occorre essere inflessibili, non reprimendo le opinioni".

Sul caso interviene poi anche Matteo Salvini. “Chi si dice fascista o comunista nel 2024 mi fa tenerezza, sono stati sconfitti dalla storia, fortunatamente non torneranno", dice il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e Trasporti intervenendo a Rtl 102,5. "Io sono proiettato nel futuro – aggiunge – e spero che anche la politica italiana la smetta di guardare al passato. Questo perenne dibattito giornalistico stanco su 70 anni fa, anche basta".

Opposizioni ancora all’attacco

Intanto le parole del presediente del Senato scatenano una nuova polemica. Mercoledì, al question time delle 15 alla Camera, la segretaria del Pd Elly Schlein chiederà al ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, di chiarire sui fenomeni di fascismo che non vengono contrastati dal governo. "La Russa attende la Cassazione. Scemi noi che pensavamo fosse stato sufficiente il 25 Aprile del '45", scrive ironico il dem Andrea Orlando su X. “Tajani sui saluti romani di via Acca Larenzia: ‘Fi è antifascista. L'apologia di fascismo è vietata dalla legge’. Ma La Russa: ‘dubito che ci sia un reato’. Dissonanze non da poco. Dovrebbe parlare Giorgia Meloni. Che però tace: sugli argomenti ostici è cintura nera di mutismo”, commenta il senatore del Pd Dario Parrini, vice presidente della commissione Affari costituzionali.

"Quella roba là deve essere un chiarissimo reato. È apologia di reato e come tale va sanzionato. Quella cosa che abbiamo visto è vergognosa, ma non l'ho imputata al governo", dice invece Carlo Calenda, ospite di 'Omnibus' su La7. "Quello che mi ha colpito è stato il numero impressionante, ma su questo bisogna avere una legislazione molto dura. Questa storia del fascismo deve uscire dalla cronaca politica. C'è una battaglia culturale da fare", prosegue il leader di Azione che annuncia, a sua volta, un'interrogazione al ministro dell'Interno.

“L’intervista di La Russa ha dei profili raccapriccianti”, scrive Vittoria Baldino, vicecapogruppo M5S a Montecitorio, in un lungo post su Facebook. “La seconda carica dello Stato si lascia andare candidamente ad alcune dichiarazioni che dimostrano quale sia la loro vera cultura”, continua la deputata, sottolineando che quell’attesa per la pronuncia della Cassazione altro non è che un’attesa perché “sia definitivamente sdoganato il saluto romano così si potrà finalmente inneggiare al duce come si deve in questo Paese di ingrati!”. “Anche perché, continua La Russa, per la morte di Ramelli non ci sono stati colpevoli condannati e 'non vorrei che ci fossero morti di serie A e morti di serie B, non vorrei che la memoria scomparisse’. E qui la vera domanda è: quale memoria? – prosegue Baldino –. Siamo di fronte ad un chiaro tentativo di riscrittura della storia, della cultura e dei principi antifascisti della nostra Repubblica”.

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