Roma, 24 luglio 2023 – Che le opposizioni ci stiano o no (ma potrebbero anche dividersi), lo si vedrà definitivamente in aula il 27 luglio, giovedì. Ma nella tarda serata di oggi, la maggioranza ha trovato la via d’uscita dal cul de sac del voto in commissione per cancellare la proposta di salario minimo di Pd, M5s e Azione. A spiegarla è il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Walter Rizzetto: "Non votare nessun emendamento soppressivo e arrivare in aula senza relatore per poi approvare una sospensiva alla proposta per approfondire il dibattito". Dunque: un rinvio a settembre dello spinoso dossier per far maturare la via del dialogo nel merito. E, nelle intenzioni della premier, puntare a spaccare il fronte delle opposizioni, con una soluzione che salvaguardi la contrattazione e la fissazione di una soglia minima non legale, ma contrattuale, valida settore per settore.
La soluzione Rizzetto, concordata con il governo, però, non trova sponda nel Pd e nei grillini. "Abbiamo chiesto il ritiro dell’emendamento che cancella la legge sul salario minimo – spiega Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro –. Se il presidente Rizzetto ragiona sul fatto di non votarlo in commissione significa che ha funzionato la strategia dell’opposizione: abbiamo evitato uno sfregio a milioni di persone. Non mi convince però il rinvio. Per noi si può lavorare anche ad agosto. Non ci interessa alcun rinvio e non lo sosteniamo". E, del resto, Elly Schlein guarda in queste ore alla Spagna di Sánchez come modello anche per il lavoro. Sulla stessa linea i 5 Stelle, con Giuseppe Conte: "Se c’è una proposta concreta di confronto, qualche emendamento costruttivo lo accettiamo, altrimenti non accettiamo rinvii o meline". Più aperture da Azione, che potrebbe anche astenersi. E che sembra guardare al merito: "Se la destra presenta un buon provvedimento, noi lo voteremo", avvisa Carlo Calenda.
Ma, d’altro canto, non serve il voto delle opposizioni perché il lodo Rizzetto venga approvato. È sufficiente che oggi non si voti in commissione la soppressione della proposta delle opposizioni e che si rinvii all’aula senza relatore. A quel punto la sospensione e il rinvio a settembre saranno nei fatti e nei voti dell’assemblea. È vero – si ragiona a Palazzo Chigi – che dal Pd e dai grillini, a quel punto, si potrà gridare al rinvio, ma non si potrà sostenere che la maggioranza ha cancellato il salario minimo. Quel che conta, per Giorgia Meloni, in questa fase, è non passare come colei che vuole tenere i lavoratori sotto i 9 euro. Tanto più che dalla Lega spingono per mettere a punto una proposta della maggioranza che preveda un minimo retributivo.
L’estate servirà, insomma, alla maggioranza per trovare un’ipotesi di compromesso tra coloro che, come Forza Italia e i centristi, non vogliono sentire parlare di salario minimo per legge, e coloro, come la Lega ma anche Fratelli d’Italia, puntano a una ipotesi di salario minimo contrattuale, sposando di fatto la proposta della Cisl di Luigi Sbarra. In sostanza, nel merito, l’idea è quella di applicare a tutti i lavoratori di un settore i minimi contrattuali fissati nei contratti collettivi firmati dalle associazioni sindacali e datoriali più rappresentative. Con un meccanismo che potrebbe contemplare incentivi fiscali per sostenere il rinnovo dei contratti scaduti e il contrasto a quelli cosiddetti pirata.