Roma, 13 dicembre 2024 – Ernesto Maria Ruffini lascia l’incarico di direttore dell'Agenzia delle Entrate. “Comunque non scendo in campo – dice in un’intervista al Corriere della Sera, commentando l'ipotesi di un ruolo di 'federatore’ dell'area centrista dell'opposizione – ma rivendico il diritto di parlare. Ho letto che parlare di bene comune sarebbe una scelta di campo. E che dunque dovrei tacere oppure lasciare l'incarico. È stata fatta persino una descrizione caricaturale del ruolo di direttore dell'Agenzia, come se combattere l'evasione fosse una scelta di parte e addirittura qualcosa di cui vergognarsi”.
“Dimissioni? L’unica scelta possibile”
Spiega ancora Ruffini: “Non condivido il chiacchiericcio che scambia la politica per un gioco di società, le idee per etichette e il senso civico per una scalata di potere”. La scelta delle dimissioni, sottolinea, “perché è l'unico modo per rimanere me stesso. Io federatore? Fatico a pensare che per cambiare le cose bastino i singoli. Per natura tendo più a credere nella forza delle persone che collaborano per un progetto comune. Affidarsi a sedicenti salvatori della Patria non è un buon affare”.
"Colpo al cuore dello Stato parlare di pizzo”
"Non mi era mai capitato di vedere pubblici funzionari essere additati come estorsori di un pizzo di Stato. Oppure di sentir dire che l'Agenzia delle Entrate tiene in ostaggio le famiglie, come fosse un sequestratore – continua Ernesto Maria Ruffini –. Ho taciuto sinora per senso dello Stato. Però se il fisco è demonizzato, si colpisce il cuore dello Stato. Ho sempre pensato che a danneggiare i cittadini onesti siano gli evasori. Così ho visto il ministro Giorgetti mercoledì per avvertirlo dell'intenzione di rimettere il mandato”.
"Difendo il diritto di parlare”
Nessun impegno in politica, ribadisce: “Avevo già smentito. La mia unica bussola in questi anni è stata il rispetto per le leggi e per il mandato che mi è stato affidato: essere al di sopra delle parti, servire il bene comune. Quello che è accaduto in questi giorni intorno al mio nome descrive un contesto cambiato rispetto a quando ho assunto questo incarico e anche rispetto a quando ho accettato di rimanere. Ne traggo le conseguenze”. Per il futuro “torno a fare l'avvocato – dice ancora . Rimango con le mie idee e i miei ideali. E difendo il diritto e la libertà di parlare di bene comune e senso civico. Per me oltre che un diritto è un dovere di tutti. Non essendo attaccato alle poltrone, non ho mai considerato il mio ruolo come una posizione da occupare, ma come un incarico da svolgere con lealtà, per servire non un partito o una parte politica ma lo Stato”. Secondo Ruffini “dovremmo smetterla di considerare la politica come una partita a scacchi o un gioco di potere, perché dovrebbe essere un percorso fatto di discussioni, grandi ideali, progetti, coinvolgimento. Non un talent show culinario per selezionare uno chef in grado di mescolare un po’ di ingredienti, nella speranza che il piatto finale sia buono”.
La battaglia contro l’evasione
Ruffini, infine, rivendica “il calo dell'evasione, che è scesa di circa il 30 per cento, e parallelamente dei record di recupero che abbiamo stabilito, fino a superare i 31 miliardi incassati in un solo anno. A volte sembra quasi che contrastare gli evasori sia una colpa e ci si preoccupi più di questo che degli ospedali che chiudono, delle scuole che non hanno fondi o della carenza di servizi perché le risorse sono insufficienti. Se tutti contribuissimo in ragione della nostra condizione economica, tutti pagheremmo meno e avremmo servizi migliori”.
L’affondo della Lega
Duro attacco della Lega: "La lotta all'evasione fiscale è giusta e non a caso negli ultimi anni sono state recuperate cifre record (nel 2023, 24,7 miliardi: 4,5 miliardi in più rispetto al 2022), ma – si legge in una nota – un conto è contrastare chi non vuole pagare le tasse e un altro è vessare, intimidire e minacciare i contribuenti che hanno rispettato le regole con le oltre 3 milioni di lettere inviate sotto Natale. A Ruffini auguriamo le migliori fortune, ma ben lontano dai portafogli degli italiani".