Roma, 1 febbraio 2024 – Onorevole Roberto Speranza, ex ministro della Sanità con Conte e Draghi, da poco rientrato nel Pd, nonostante l’imminente voto europeo si augurava maggiore unità tra la segretaria Elly Schlein e il leader 5stelle alla presentazione del suo libro ‘Perché guariremo’?
"Sui fondamentali credo sia emerso un terreno comune su cui lavorare. Poi è naturale che quando si corre col proporzionale ogni forza politica si misuri con la propria identità".
Quindi farebbe bene Schlein a candidarsi in tutte le circoscrizioni e andare a Bruxelles?
"Ogni giorno qualcuno dice a Elly cosa deve fare. Io non voglio aggiungermi al coro. Valuterà tutte le condizioni e come rendere più forti le nostre liste".
Alle Amministrative però si vota per coalizioni, ed è un voto che fa da battistrada alle politiche...
"Anche per questo dobbiamo coltivare un terreno comune, oggi sui territori e domani alle Politiche. Sento affermare che il governo non è all’altezza, ma non c’è un’alternativa. Vorrei invece ricordare che l’alternativa c’è già stata: il governo giallo-rosso, a mio avviso positivo, che ha unito larga parte dell’odierna opposizione. Abbiamo affrontato una pandemia senza precedenti con misure coraggiose di sostegno sociale a famiglie e imprese. E abbiamo vinto la grande partita del Pnrr con ben 209 miliardi portati all’Italia. Oggi dobbiamo coltivare questo campo, senza pregiudiziali e forzature a partire dai problemi reali delle persone".
Ad esempio?
"Il salario minimo, una priorità per i lavoratori che ci ha visti uniti. E la sanità, ovviamente. Il mio libro nasce da qui. Durante la pandemia c’eravamo detti ‘mai più tagli’. E abbiamo aggiunto molte risorse, superando finalmente il 7% di spesa sul Pil: in termini assoluti, da 2.629 a 3.255 dollari procapite. Questo perché la storia ci è entrata in casa e ha cambiato l’ordine delle priorità. Chiusa l’emergenza, vedo un pericolosissimo ritorno al passato. Addirittura, per il 2024, l’indicazione del governo in percentuale sul Pil è inferiore ai livelli pre pandemia del 2019. Un errore drammatico. Non possiamo ricominciare a considerare la Sanità come mera spesa pubblica invece che come il più importante investimento sulla qualità della vita".
Il no dell’allora premier Conte ai circa 35 miliardi di di euro del Mes sanitario non è stato un errore?
"Abbiamo ottenuto per la sanità circa 20 miliardi di fondi europei soprattutto connessi al Pnrr. Una una cifra rilevante. La mia opinione, negli anni da ministro come oggi, è che da dovunque vengono risorse sono benvenute. Finora i governi italiani hanno fatto scelte diverse. Certo, non aver attivato il Mes allora non può essere una scusa per non investire oggi".
Va però dato atto a Conte che senza intesa in politica estera e sulle vie della pace sarebbe difficile governare insieme...
"Nessuno nega che ci siano differenze. Ma, anche su questo, solo il confronto può costruire strade condivise. La pace per me è un orizzonte strategico e penso che rappresenti un pezzo d’identità della sinistra e del Pd. Così come penso che investire sul dialogo e sull’iniziativa diplomatica sia parte essenziale della nostra agenda".
La componente cattolica del Pd è in sofferenza. C’è il rischio di un ritorno nei recinti originari?
"Di fronte al magistero di papa Francesco in materia di disuguaglianze sociali, crisi climatica e inclusione, mi pare che oggi come non mai ci sia un terreno proficuo che tiene insieme le culture fondative del Pd".
E la discussa astensione di Anna Maria Bigon sul fine vita in Veneto?
"Io non avrei votato come lei, ma questa non è materia da disciplina di partito. Penso, e ne sono convinto, che sui temi etici valga sempre il rispetto delle posizioni di coscienza".
In materia però le posizioni sono molto distanti dentro il Pd.
"C’è un testo molto equilibrato, già approvato alla Camera e sostenuto da tutto il Pd da cui possiamo ripartite. Va a colmare il vuoto legislativo e interviene sulla base del pronunciamento della corte. Questa credo sia la posizione più corretta".