Sabato 27 Luglio 2024
ARMANDO STELLA
Politica

Formigoni: “Tra 5 settimane sarò un uomo libero. Ricandidarmi? Per ora sono il riservista del centrodestra”

Senatore e governatore della Lombardia per 4 mandati con Forza Italia, il Celeste: “La gente per strada mi chiede i selfie e di tornare, quest’insistenza mi costringe a riflettere”

Roberto Formigoni, 76 anni, quattro volte presidente della Lombardia (ImagoE)

Roberto Formigoni, 76 anni, quattro volte presidente della Lombardia (ImagoE)

Milano, 14 ottobre 2023 – Quanto le manca per tornare un uomo libero?

"Cinque settimane esatte, se non ci saranno sorprese".

A metà novembre sarà di nuovo “arruolabile“, dunque.

"Riservista del centrodestra (ride, ndr)".

È vero che le hanno proposto la candidatura alle Europee sia Forza Italia sia Fratelli d’Italia?

"I corteggiamenti ci sono, è vero. E non solo dai leader. Tantissima gente, amici vecchi e nuovi mi chiamano, mi chiedono, mi spronano. “Dai, ti aspettiamo“. “Rimettiti in gioco“. Le persone mi fermano per strada e mi chiedono i selfie: “Torna, presidente!”. Pensavo di aver ormai esaurito la mia militanza politica, ma quest’insistenza mi costringe a riflettere".

Dovesse rispondere oggi?

"Sarebbe un no".

Roberto Formigoni – il Celeste della Lombardia, 76 anni, cattolico ciellino dei Memores Domini ("Lo sono sempre, certo"), una carriera politica difficile da riassumere, tra gli altri incarichi deputato Ue, senatore, quattro volte presidente di Regione, l’imbattibile alle urne travolto da uno scandalo giudiziario fatto di mazzette e fondi neri, una condanna definitiva a quasi sei anni, cinque mesi dietro le sbarre del carcere di Bollate, poi i domiciliari e la messa in prova ("Attualmente presto servizio sociale in un’istituzione che si fa carico di ragazzi con gravi difficoltà, molti hanno tentato il suicidio: la direttrice mi ha coinvolto nell’impostazione educativa complessiva") – ecco, dopo tutto questo Formigoni è rimasto sempre Formigoni. Baldanzoso, sarcastico. Spietato: "Quanti amici mi sono rimasti? Nove su dieci. Conosco nomi e cognomi di quelli che hanno tradito Formigoni". Ogni tanto, durante l’intervista, cede alla tentazione di parlare di sé in terza persona: campione italiano di autostima. "Mi fermano per strada. “Ah, Formigoni“. “Ah, la sua sanità“. “Ah, quando c’era lei“. Una cosa incredibile". Appunto.

Vive ancora nella comunità dei Memores?

"Sì, abito in un appartamento messo a disposizione da un amico in zona Sempione, a Milano: le mie quote nelle case di famiglia lecchesi sono state confiscate. Mi muovo a piedi, faccio 6-8 chilometri al giorno, e con i mezzi pubblici: mi hanno sequestrato le utilitarie. Ho collaborazioni e consulenze con le aziende per avere un minimo di reddito e integrare il 40% che mi hanno lasciato della pensione da senatore. Quella accumulata in 18 anni di lavoro in Regione Lombardia mi è stata tolta. Decisioni fuori dalla Costituzione, i miei ricorsi sono pendenti: la pensione mi serve per sopravvivere".

Colpe da ammettere dopo tutti questi anni, cinque mesi in cella, una condanna ormai scontata?

"No. Ero e resto innocente. Le accuse non stavano in piedi. Avrei incassato una quantità spropositata di milioni – una volta 67, una volta 200 – e non hanno trovato un euro. Per i giorni illegittimi a Bollate dovuti alla legge Spazzacorrotti, poi dichiarata incostituzionale, prima o poi dovranno risarcirmi".

Ha fatto causa?

"Non ancora. Non mi sono mai lamentato di nulla, ho accettato tutto e sono orgoglioso del mio comportamento, totalmente rispettoso della giustizia e della legge, pur sapendo che quei provvedimenti erano ingiusti e iniqui".

Le vacanze dorate sugli yacht di Pierangelo Daccò? I Caraibi a costo zero? I biglietti per i voli all’estero? Non è corruzione?

"Mi hanno condannato per le ferie in località esotiche. C’erano altri politici molto importanti a cui non è mai stato contestato nulla. Hanno voluto spazzare via Formigoni proprio nel momento in cui tanti mi indicavano come successore di Berlusconi. Io li smentivo, eh: “Ma guardate che Berlusconi non nominerà mai un erede, state tranquilli!“. Qualcuno ci ha creduto e ha voluto eliminare l’erede".

Magistratura politicizzata, par di capire la tesi.

"La mia è stata una sentenza politica, una condanna politica, senza una prova. Fin dal 1995 la magistratura ha tentato di incastrarmi: 16 processi, 16 assoluzioni. Al 17esimo sono riusciti a fermarmi. Da subito Formigoni era stato indicato come il nemico politico che la sinistra non riusciva a battere alle elezioni. Nel 2000 presi il doppio dei voti di Martinazzoli in Lombardia, Martinazzoli eh...".

Parlavamo giusto del centro ex democristiano. Il suo partito resta Forza Italia in vista di una candidatura? "Popolare fui, sono, sarò: cattolico popolare di centrodestra. Il mio cuore batte per un centro alleato della destra. Il centro da solo oggi non andrebbe da nessuna parte. Chi tentasse questa strada alle Europee disperderebbe solo i voti".

Antonio Tajani è l’erede di Berlusconi?

"Ehhhh (pausa, ndr). Berlusconi non ha trovato o voluto trovare un erede quand’era in vita. Il ruolo di presidente è stato assegnato definitivamente a Berlusconi, come quando ritirano la maglia del calciatore, come il 6 di Baresi. Tajani mi sembra stia svolgendo bene il suo ruolo. Certo, Berlusconi rimane a un livello molto, molto, molto più alto".

C’è Forza Italia, poi Lupi, Renzi e Calenda, Gelmini e Carfagna con l’ultimo manifesto popolare. Piuttosto affollato, questo centro.

"Aggiungo. C’è una realtà di gruppi, gruppetti, piccoli movimenti, circoli, una miriade, che la stampa e l’opinione pubblica non percepiscono. Esperienze lodevoli e in qualche caso più interessanti dei partiti, perché nascono dalla base, non da politici già affermati: per riuscire, però, è necessario che si mettano insieme. Oggi ognuno vuole fare il capetto del suo gruppetto, e questo impedisce la riunificazione. Senza riunificazione, restano una miriade di movimenti che non supereranno mai nessuna soglia, nemmeno quella della conoscenza sui media".

Un cattolico popolare si sente a suo agio nell’asse sovranista e nazionalista di Lega e Fratelli d'Italia?

"Ci può stare a patto che abbia piena consapevolezza della propria diversità e la faccia valere. Non deve rinunciare a nessuno dei suoi principi: lavoro, uomo, famiglia. L’unico riferimento è il Ppe, il più grande partito europeo: il nostro presente e il nostro destino è l’Europa. Ci vuole coraggio e determinazione per una politica fondata sui valori cattolici e laici".

Letizia Moratti ha lasciato Renzi e Calenda per tornare in Forza Italia. Cosa ne pensa?

"Se son rose, fioriranno".

Comunione e Liberazione pare quasi scomparsa dalla scena politica: è così?

"Purtroppo è così. Chi ha governato Cl negli ultimi 15 anni ha messo la sfera politica assolutamente da parte. Non ha seguito, curato, aiutato, consigliato chi sceglieva la politica. I ragazzi, i miei amici più giovani, abbandonati a sé stessi, sono diventati più deboli".

Don Julián Carrón scrisse, su Cl, che se "è continuamente identificata con l’attrattiva del potere, dei soldi, di stili di vita che nulla hanno a che vedere con quello che abbiamo incontrato, qualche pretesto dobbiamo averlo dato". Era un messaggio per lei.

"Carròn si riferiva a me: e perché? Era un periodo in cui di fronte alla magistratura io ero limpido come acqua di fonte. Non avevo processi in corso, né avvisi di garanzia, la gente mi aveva votato col massimo dei consensi. Cosa voleva questo prete? Perché indicava me? Voleva allontanare Cl dalla sfera politica. Ma la distinzione tra Cl e la politica l’aveva fatta don Giussani una volta per tutte, non era necessario che intervenisse Carròn lanciando un anatema verso Formigoni e verso chi faceva politica".

Lei è considerato il padre del sistema sanitario pubblico-privato. Oggi la sanità pubblica è in crisi, aggrappata ai medici gettonisti, il Pnrr non si vede e il mercato privato si allarga. Tradotto: si cura bene solo chi paga. Sente di avere qualche responsabilità? Oggi rifarebbe le stesse scelte?

"La mia sanità funzionava perfettamente. Io ho consegnato ai miei successori un sistema di cui i cittadini erano entusiasti. Purtroppo i miei successori, a partire da Maroni – pace all’anima sua – hanno completamente stravolto la mia impostazione. Io non mi riconosco più in questo modello per come Maroni l’ha sconciato e rovinato in Lombardia. Ai privati bisogna mettere paletti, molti. Io lo facevo: ora hanno campo libero. Io obbligai gli ospedali che volevano accreditarsi con la Regione a inserire e organizzare i Pronto soccorso: oggi invasi da migliaia di persone buttate per terra. Quando vedevo che la sanità privata si espandeva in certi settori, modificavo il rimborso: mai permesso che qualcuno si arricchisse indebitamente. Serve un giusto equilibrio tra privato e pubblico, è una macchina complessa che va manutenuta e controllata giorno dopo giorno".

Medici e infermieri, stressati e mal pagati, stanno scomparendo.

"Il numero chiuso alla facoltà di Medicina è stato un errore storico. Lanciai l’allarme già dieci anni fa: attenzione che i baby boomer vanno in pensione, mancheranno professionisti. Dieci governi, otto di centrosinistra, hanno mantenuto il numero chiuso".

La premier Meloni ha sostanzialmente cancellato il reddito di cittadinanza.

"Giusto. La povertà si supera dando lavoro, non sussidi".

Il governo ha bocciato anche il salario minimo.

"Giusto non farlo. Meglio lasciare la regolazione degli stipendi alla contrattazione collettiva – abbiamo sindacati forti – e abbattere il cuneo fiscale per le imprese, magari obbligandole poi ad aumentare i salari".

Sono i giorni dell’orrore. L’attacco terrorista di Hamas a Israele e ora la risposta con i tank a Gaza. Lei guidò nel 1990 la spedizione che riportò a casa 250 ostaggi italiani di Saddam Hussein rimasti bloccati in Iraq dopo l’occupazione del Kuwait; nel 1995 incontrò Yasser Arafat, primo di una lunga serie di missioni politico-economiche in quell’area.

"Io mi considero erede della politica mediorientale dei governi democristiani. Pensiamo a Moro, pensiamo a La Pira, a Mattei. Tutti uomini che consideravano l’italia un Paese innanzitutto mediterraneo, che cercavano rapporti di collaborazione con i Paesi arabi. Riconoscendo il pieno diritto di Israele, libero nei suo confini, e il diritto del popolo palestinese alla terra e al futuro. Due popoli, due Stati".

L’attacco terroristico di Hamas, la carneficina, gli ostaggi, ora la reazione di Netanyahu: pensa ci sia ancora spazio per un intervento politico internazionale?

"Oggi questo spazio non lo vediamo, non c’è: ma bisogna assolutamente ricostituirlo. La soluzione al conflitto non può essere il massacro reciproco. Bisogna che il mondo intero si metta in mezzo. L’Europa non conta un tubo, è uno dei maggiori donatori in Palestina e non ha alcun peso politico. Una mancanza gravissima, una delle tante, come il fatto di non avere una propria forza militare. Va difeso il diritto di Israele e quello dei palestinesi. I palestinesi non sono Hamas, non sono Hezbollah, sono persone e famiglie di poveracci tenute come scudi umani da Hamas. Hamas se ne frega dei palestinesi: li usa, li manda a morire. Mi fanno schifo le manifestazioni con le bandiere di Hamas, ma vanno difesi i palestinesi".

Non vede un ritorno dell’antisemitismo non solo in Medio Oriente, ma anche in Europa e negli Stati Uniti?

"Sì. Basta guardare quello che sta succedendo nei college americani. Prima hanno vissuto il periodo dell’anti-occidentalismo, poi la stagione della cancel culture che ha avuto imitatori ridicoli anche in Italia. E adesso lo sconcertante sostegno ad Hamas. In quelle università si forma la nuova classe dirigente mondiale? Impressionante".

Dopo gli attentati in Francia teme un contagio della violenza islamista fondamentalista?

"Mi auguro di no, sarebbe un’altra tragedia".