Il risiko ai vertici dei Servizi segreti è completato e dopo l’ora buia delle dimissioni anticipate di Elisabetta Belloni torna la luce in contemporanea alla liberazione di Cecilia Sala. Il nuovo capo del Dis, Dipartimento interni e sicurezza, che coordina le due agenzie, Aisi (interni) e Aise (esteri), è il superpoliziotto intellettuale Vittorio Rizzi, già entrato all’Aisi come vice di Bruno Valensise nell’estate scorsa. Al suo posto va Leandro Cuzzocrea, capo di Stato maggiore della Guardia di Finanza. Stop al toto nomi e alle polemiche. La chiusura del cerchio all’intelligence sull’onda dell’entusiasmo per il ritorno in Italia della reporter Cecilia Sala, ha avuto applausi trasversali, dalla maggioranza all’opposizione con un "buon lavoro" in coro per Rizzi e Cuzzocrea già certificati dal Cdm.
Vittorio Rizzi, voce sempre pacata, è un funzionario di polizia abituato a stare più sulla strada che dietro la scrivania con indagini su terrorismo e criminalità organizzata e nello stesso tempo professionista attento ai temi sociali e ai fenomeni di disagio giovanile come il cyber bullismo. La scorsa primavera a Modena in un convegno ha tenuto incollata l’attenzione di 150 ragazzi con un discorso di oltre un’ora tutto a braccio. Nessuno ha mosso un sopracciglio. La sua nomina è anche una svolta perché la guida del Dis passa da una figura con background diplomatico come Elisabetta Belloni ad un profilo più operativo che però è anche quello di un professionista di solida cultura. Eloquio coinvolgente e rassicurante, in polizia lo ricordano per le tante indagini, ma anche per la capacità visionaria.
È stato infatti uno dei primi a parlare di computer quantici quando ancora l’intelligenza artificiale era materia in chiaroscuro, accessibile a pochi. Di lui i colleghi hanno sempre detto che "resta sveglio quando gli altri dormono" ed è "scrupoloso con i collaboratori fino all’ultima virgola". Un dirigente che ha lavorato a lungo al suo fianco: "Vittorio è una garanzia, è un professionista equilibrato, un grande organizzatore che non lascia nulla al caso".
Il prefetto Vittorio Rizzi, 65 anni, natali a Bologna ma romano di adozione, nel proprio palmares vanta due lauree, una in Giurisprudenza alla Federico II di Napoli e una in Scienze delle pubbliche amministrazioni a Catania. Nel percorso professionale ha sempre sostenuto la collaborazione con l’università, tanto che egli stesso è titolare della cattedra di Criminologia presso il dipartimento di Psicologia della Sapienza e di Sociologia del crimine alla facoltà di Scienze politiche dell’Università degli studi internazionali di Roma. Giù il cappello. La caratura intellettuale non gli ha impedito di svolgere una carriera con ruoli altamentente operativi fino ad d essere il vice della Polizia di Stato, prima del passaggio all’intelligence.
Aspetto non secondario è il lungo rapporto relazionale che lo lega al sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega sui Servizi, Alfredo Mantovano, l’uomo a cui si deve in gran parte lo strappo con Elisabetta Belloni. Della serie non ci siamo mai amati. Già capo delle squadre mobili di Venezia, Milano e Roma il nuovo direttore del Dis è stato anche leader del gruppo investigativo che nel 2022 a Bologna indagò sulle Brigate rosse (indicato da Mantovano) che assassinarono il giuslavorista Marco Biagi e pronte ad inaugurare una nuova stagione di terrore in una riedizione delle notti della Repubblica.
A Roma Rizzi ha legato il proprio nome alle indagini sulla criminalità alleata con le cosche mafiose, ma anche alla risoluzione di cold case come quello dell’omicidio della contessa Alberica Filo della Torre nel quartiere vip dell’Olgiata. Poi questore all’Aquila, direttore dell’Ispettorato di Pubblica sicurezza di Palazzo Chigi dove ha tessuto buone relazioni con la politica e al vertice dell’ Anticrimine e della Polizia criminale. Le promozioni passate sono arrivate anche da governi di centronistra. La nomina attuale conferma da parte del centrodestra un approccio al settore dei servizi segreti aperto a profili più trasversali. E adesso silenzio, si spengano le luci e tacciano le voci.