Sabato 18 Gennaio 2025
BRUNO VESPA
Politica

Rivoluzione giustizia. Sorteggio e due Csm. Le vere novità della riforma

Il dibattito sulla separazione delle carriere mette in ombra l’impianto della legge. I sorteggi? Palamara ammise che fossero l’unico argine al potere delle correnti.

Carlo Nordio, 77 anni, ministro della Giustizia ed ex magistrato

Carlo Nordio, 77 anni, ministro della Giustizia ed ex magistrato

Roma, 18 gennaio 2025 – La separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici non è l’elemento più rivoluzionario della riforma della Giustizia approvata alla Camera nella prima delle quattro letture necessarie quando si tocca la Corte Costituzionale. Già adesso il passaggio tra le due funzioni può avvenire una sola volta. La vera rivoluzione avviene con altri due passaggi che stroncano potenzialmente la commistione tra pubblici ministeri e giudici. Il primo è la nascita di due Consigli superiori distinti: le due categorie non potranno più giudicarsi (e, diciamolo, ricattarsi) a vicenda. Essi sono formati da eletti del Parlamento e da pubblici ministeri (o da giudici) estratti a sorte. È questa la chiave della riforma.

Finora fin dalla formazione del Csm si capiva, a seconda della presenza delle correnti e delle loro alleanze, chi avrebbe dominato gli uffici giudiziari. Le nomine sono sempre avvenute ‘a pacchetto’. Se bisognava nominare, poniamo, il nuovo procuratore della Repubblica di Roma, si aspettava che scadesse il presidente del tribunale di Milano e il procuratore di Palermo per un’accurata spartizione dei posti, spesso in maniera del tutto indipendente dal meriti dei candidati.

Il secondo è l’istituzione di un’Alta Corte che deciderà i provvedimenti disciplinari. È composta da quindici giudici, scelti dal capo dello Stato, dal Parlamento e da magistrati di entrambe le funzioni estratti a sorte tra persone che abbiano specifici requisiti. Anche qui lo scambio di favori è teoricamente impossibile. Chi si scandalizza dimentica che nel 1997 la Commissione bicamerale presieduta da Massimo D’Alema si concordò un’Alta corte con membri sorteggiati. Nell’attuale ordinamento sono sorteggiate le giurie popolari delle Corti d’Assise e soprattutto sono sorteggiati i magistrati membri del Tribunale dei ministri: guarda caso sono quelli che funzionano meglio.

Quando Luca Palamara era al massimo del potere come leader dell’Associazione magistrati, mi disse con molta franchezza che il sorteggio dei membri del Csm era l’unico modo per colpire al cuore le correnti. Palamara non immaginava che qualche anno dopo sarebbe incappato in una inchiesta che gli avrebbe stroncato la carriera e che avrebbe scritto con Alessandro Sallusti un libro dirompente perché forniva la prova del potere correntizio e soprattutto della estrema politicizzazione della magistratura.

Con questa legge l’Italia si mette alla pari con la maggior parte dei paesi del mondo e – in Europa – tra gli altri come la Francia (un solo Csm diviso in due sezioni) o consigli separati come Germania, Austria, Svizzera, Portogallo, Olanda, Gran Bretagna, per non parlare dell’Europa orientale. Quasi dappertutto nel mondo il pubblico ministero dipende dal governo. Circostanza esclusa dalla riforma Nordio.

Naturalmente continueranno ad esserci difetti che vedremo sul campo. E nessuna riforma sarà davvero tale se non si stabilisce il principio che un pubblico ministero che non si vede accolte la maggioranza delle sue richieste e il giudice che si vede riformate la maggior parte delle proprie sentenze non può arrivare come ora al massimo della carriera.