Roma, 27 aprile 2019 - Le Province? Il piano del governo gialloverde è di tenerle, stando almeno all'anticipazione del Sole24ore sulle linee guida della riforma degli enti locali. Ma il vicepremier pentastellato Luigi Di Maio oggi si smarca: "Noi contrari ai poltronifici, chiedete alla Lega", twitta a muso duro. Eccola qui, la freccia quotidiana che mancava all'arco dei già innumerevoli motivi di scontro tra Lega e 5 stelle. Salvini da Biella risponde che "servono a dare servizi ai cittadini".
Le solite 'fonti M5S' sottolineano: "Si tratta di una riforma del Testo unico Enti locali portata avanti dalla Lega, e sulla quale il M5S non è assolutamente d'accordo". "Non possono cambiare idea ogni giorno" replicano quelle del Carroccio. A dir la verità sulla riforma degli enti locali Lega e Cinque Stelle avrebbero lavorato insieme, un tavolo tecnico-politico in conferenza Stato-Città.
Ma comunque sia, riparte la guerra tra le due anime del governo, cui si aggiunge lo sberleffo dell'ex premier Pd Matteo Renzi, che appresa la cosa sfotte sul "governo del cambiamento" e l'azzurra Anna Maria Bernini che conferma la resurrezione delle Province ricordando anche che la riforma è stata scritta a quattro mani dalla viceministra Castelli e dal sottosegretario Candiani. Ovvero, M5S e Lega. Il leghista Borghi sipega che con "l'abolizione non ci fu risparmio". E da Pechino il premier Giuseppe Conte, rispondendo a una domanda, ha fatto sapere che "il dibattito lo affronteremo quando torneremo".
DI MAIO - L'attacco del Di Maio versione barricadero è ad alzo zero: "Per il M5S non esiste alcun tipo di poltronificio, quindi le Province si tagliano. Punto. Per noi è così, per il resto chiedete alla Lega. L'Italia ha bisogno di efficienza e snellimento, non di enti inutili e costosi".
Per il @mov5stelle non esiste alcun tipo di poltronificio, quindi le Province si tagliano. Punto. Per noi è così, per il resto chiedete alla Lega. L'Italia ha bisogno di efficienza e snellimento, non di enti inutili e costosi.
— Luigi Di Maio (@luigidimaio) 27 aprile 2019
Un concetto ribadito anche in un post su Facebook: "Sulle Province non se ne parla. L'italia ha fin troppi problemi a cui pensare e non aggiungiamone altri. Io non spendo altri soldi degli italiani per rimettere su nuovamente un ente burocratico che già prima complicava la vita a tutti. Bisogna andare avanti, non indietro! Per le tasse che pagano, gli italiani già meriterebbero di avere servizi dignitosi nelle proprie città. Non è riesumando un vecchio carrozzone che si danno più servizi ai cittadini. Io nuove poltrone non le voglio. Bisogna tagliarle le poltrone, non aumentarle. E bisogna tagliare anche gli stipendi dei parlamentari. Subito!".
SALVINI - "L'abolizione delle Province è una buffonata che ha portato disastri, soprattutto nella manutenzione di scuole e sulle strade". Interviene il segretario federale della Lega, Matteo Salvini da Biella. "Io voglio che scuole e strade siano in condizioni efficienti - aggiunge il leader del Carroccio -. L'importante è che i 5 stelle si mettano d'accordo. Qualche viceministro infatti dice si e qualcuno dice no. Così sull'autonomia e sui porti che qualcuno vuole chiusi e qualcuno aperti. L'importante è mettersi d'accordo". "Noi vogliamo dare un servizio ai cittadini - ha concluso il leader della Lega - e se Comuni e Regioni non ce la fanno servono le Province".
LEGA ALL'ATTACCO - "I 5 stelle non possono cambiare idea ogni giorno su tutto. Oggi tocca alle Province, distrutte da Renzi con gravi danni per i cittadini e per la manutenzione di scuole e strade. Un viceministro 5 stelle lavora per rafforzarle, un altro ministro 5 stelle lavora per chiuderle. L'Italia ha bisogno di sì e di serietà, non di confusione". E' quanto fanno trapelare fonti leghiste.
5 STELLE: "TAGLIARLE" - "Non si può discutere sempre su ogni cosa. Sulle province il punto è chiaro: noi vogliamo tagliarle, siamo sempre stati per il taglio degli sprechi. Vogliamo tagliarle e usare quelle risorse per abbassare le tasse alle famiglie e alle imprese. Chi è meno chiaro è proprio la Lega, che invece di dire come la pensa sul tema parla di noi. Ad esempio abbiamo anche una proposta per tagliare gli stipendi dei parlamentari e restituire soldi agli italiani, la Lega anche su questo ancora non ci ha detto come la pensa". Spiegano fonti M5S
IL PD - "Pur di andare contro alle scelte del nostro Governo, fanno risorgere le vecchie province - scrive Matteo Renzi su Facebook - Dopo aver salvato il Cnel e il bicameralismo paritario, torna l`elezione diretta delle province. Questo è il 'Governo del Cambiamento' diminuiscono i posti di lavoro, aumentano le poltrone". Gli fa eco il presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci: "Litigano su Siri, legge di bilancio, Rai, Libia, immigrazione, Roma, litigano su tutto. C'è una cosa che però li mette sempre d`accordo: spartirsi le poltrone. Con ritorno alle Province pronti 2500 nuovi incarichi".
Litigano su Siri, legge di bilancio, Rai, Libia, immigrazione, Roma, litigano su tutto. C’è una cosa che però li mette sempre d’accordo: spartirsi le poltrone. Con ritorno alle #Province pronti 2500 nuovi incarichi.
— Andrea Marcucci (@AndreaMarcucci) 27 aprile 2019
FORZA ITALIA - Se la ride anche Anna Maria Bernini, presidente dei senatori azzurri: "L'ultima barzelletta del governo riguarda la resurrezione delle Province: c`è un tavolo tecnico-politico guidato dalla viceministra Castelli e dal sottosegretario Candiani che ha partorito le linee guida di riforma degli enti locali e che prevede il ritorno alle vecchie Province con l`elezione a suffragio universale di 2500 tra presidenti e consiglieri. Il documento è stato rigorosamente redatto su carta intestata della presidenza del consiglio. Bene: stamani il vicepremier Di Maio ha detto che per lui le Province si tagliano e che ogni poltronificio deve essere abolito. Fino a ieri eravamo convinti che a Palazzo Chigi ci fossero due diversi governi, uno della Lega e uno dei Cinque Stelle. Oggi ne spunta un terzo, che evidentemente lavora all`insaputa degli altri".
L'AFFONDO DI BORGHI - "Faccio notare che quando vennero abolite le Province sembrava che le casse dello Stato si sarebbero risanate, ma non è stato così". Ha spiegato il leghista Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio della Camera. "Se le competenze e il personale - ha aggiunto - si ridistribuiscono in altri enti pubblici, i risparmi non ci sono. Semmai è più facile che ci siano tanti disservizi, con le scuole che cadono e le strade con le buche".