Lunedì 3 Febbraio 2025
Antonella Coppari
Politica

Il ritorno dell’immunità, la bocciatura di FdI e Lega. E Forza Italia ci ripensa

Il meloniano Balboni: nessuno scudo ai parlamentari per i reati comuni. La minoranza aveva criticato duramente: “Pieno delirio di onnipotenza”

Roma, 3 febbraio 2025 – Il colpo di grazia lo dà a metà pomeriggio Alberto Balboni, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato: “Non trovo ragioni per modificare il testo vigente dell’articolo 68. I parlamentari hanno già l’insindacabilità delle opinioni espresse, che trovo giusta, se un parlamentare commette un reato comune è giusto, a mio avviso, che ne risponda come qualsiasi altro cittadino. Anzi, sarei per dargli il doppio della pena”. Parla a titolo personale, specifica, però la sua “è una posizione ricorrente” dentro FdI: trattandosi di un fedelissimo di Giorgia Meloni ci vuole poco a immaginare che lo stop al ritorno della vecchia immunità parlamentare sia condiviso. Anche perché a quel punto già da ore, sia pure ufficiosamente, fioccavano smentite e prese di distanza.

Antonio Tajani
Antonio Tajani

La proposta alla quale aveva accennato Forza Italia di ripensare al vecchio scudo non piaceva ai tricolori (“non è una priorità e non è nel programma di governo, ma se FI presenterà un testo lo valuteremo”) e non convinceva tutta la Lega. Nel giro della premier erano tassativi: si tratta di una proposta impopolare, soggetta a referendum essendo una legge costituzionale, con il rischio di una inutile Caporetto. Pollice verso che più verso non si può.

Nel frattempo, l’opposizione aveva già fatto fuoco e fiamme, alzando barricate probabilmente insormontabili. “Dopo il ripristino dei vitalizi in Senato e l’aumento degli stipendi dei ministri, ecco che ci provano con il ritorno di uno scudo che renda intoccabili esponenti del governo ed eletti. Sono in pieno delirio di onnipotenza. Siamo governati dalla Marchesa del Grillo?”, attaccava il leader di M5s, Giuseppe Conte. Il governo “mostra le sue reali priorità: reintrodurre l’impunità, mettere i pubblici ministeri sotto il controllo dell’esecutivo e intervenire sul sistema giudiziario per potersi addirittura scegliere i giudici”, rilanciava la presidente dei deputati del Pd, Chiara Braga. Durissimo anche Angelo Bonelli per Avs: “Mentre milioni di italiani sono costretti a rinunciare al riscaldamento per il caro bollette, il governo Meloni e i suoi alleati non trovano niente di meglio da fare che tentare di garantirsi nuovi scudi giudiziari”.

Agli azzurri certo l’idea non dispiaceva. Antonio Tajani lo dice chiaramente: “Io personalmente non sono contrario, sarebbe da discutere e vedere in che termini, bisognerebbe vedere per quali reati e per cosa. Non ne abbiamo mai parlato”. Ma anche i forzisti, vista la situazione, ci mettono un nanosecondo a riconvertire, se non proprio in boutade, almeno in chiacchiere a vuoto l’ipotesi. “Abbiamo lanciato un’idea: non è condivisa, ne prendiamo atto. Non ci mettiamo a fare altre guerre. A noi interessa che la separazione delle carriere dei magistrati diventi legge”, avverte il portavoce del partito, Raffaele Nevi. E sulla sua scia un po’ tutti specificano che sì, certo sarebbe un buon suggerimento, un contributo per il dibattito, ma non è affatto detto che l’ipotesi diventi una proposta concreta. In realtà si può stare quasi certi che non lo sarà. O meglio, domani alla Camera la fondazione Luigi Einaudi illustrerà una proposta del genere, vale a dire il ripristino di uno scudo a tutto tondo per parlamentari e componenti del governo che prevede la richiesta di autorizzazione alle Camere non solo per l’arresto o l’utilizzo di intercettazioni come avviene oggi, ma anche per l’avvio di indagini nei confronti del presidente del Consiglio, di un ministro, di un deputato o di un senatore.

In parole povere, si tratterebbe di tornare all’immunità cancellata nel 1993 con una riforma ad hoc, sull’onda di Tangentopoli. Nella sala stampa di Montecitorio, oltre al presidente della fondazione, Giuseppe Benedetto, saranno presenti certamente molti esponenti di Forza Italia; è atteso pure qualche leghista, visto che Claudio Borghi è favorevole, e il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari avverte: “Apprezzo questa iniziativa culturale. Sia il Parlamento a valutare il percorso migliore per riequilibrare i poteri”. Se poi qualcuno, anziché lasciare il testo all’iniziativa popolare, deciderà di assumerla per farne un disegno di legge parlamentare non si sa, ma nel caso si tratterà di pura testimonianza, una di quelle proposte che non lasceranno mai il cassetto.