Venerdì 22 Novembre 2024
REDAZIONE POLITICA

È quasi rissa al Senato, incontro ravvicinato Menia (FdI)-Croatti (M5s): divisi dai colleghi. Il video

Alta tensione in Aula sul premierato: la presidente costretta a sospendere la seduta

Sfiorata la rissa al Senato, le immagini da Palazzo Madama

Sfiorata la rissa al Senato, le immagini da Palazzo Madama

Roma, 29 maggio 2024 – Stavolta si è quasi passati alle mani. E’ di nuovo alta tensione in Senato dove stamani è stata sfiorata la rissa tra Roberto Menia di Fratelli d’Italia e il senatore del Movimento 5 Stelle Marco Croatti. 

Cosa è successo 

Si discute di premierato. Ha appena finito di parlare il pentastellato Ettore Licheri – un intervento vigoroso contro la politica di Meloni: “Io posso fare tutto, perché io sono Giorgia”, ripete sarcasticamente –  quando dall’emiciclo parte una sequela di insulti.  Menia scende precipitosamente verso il centro dell'emiciclo dirigendosi verso i banchi opposti, bloccato immediatamente dal questore Antonio De Poli che si trovava al centro avendo intuito che gli animi si stavano riscaldando. Scatta il senatore riminese del M5s Coratti, a sua volta placcato dai colleghi. I colleghi separano i due contendenti. Il parapiglia è tale da costringere la presidente di turno Anna Rossomando a sospendere la seduta, ripresa poi da Ignazio La Russa: “Le vicende degli ultimi minuti saranno oggetto di attenta valutazione da parte della presidenza”. Solo ieri l’alterco fra Borghi (Italia Viva) e Elisabetta Casellati, ministro delle Riforme in quota Forza Italia. 

La legge sul premierato

In Aula si discute il ddl di riforma costituzionale Casellati che prevede modifiche per l'elezione diretta del Presidente del Consiglio, il rafforzamento della stabilità del governo e l'abolizione della nomina dei senatori a vita da parte del Presidente della Repubblica”. Ieri i senatori hanno approvato gli articoli 1 e 2 del ddl Casellati il primo sul taglio dei senatori a vita, il secondo sulle modalità di elezione del capo dello Stato, norma che in Commissione ha visto votato l'emendamento a firma di Iv (il quorum dei due terzi per l'elezione del presidente della Repubblica si abbasserebbe alla maggioranza assoluta non più dal quarto scrutinio, bensì dal settimo scrutinio).

Oggi il dibattito entra nel clou con l’articolo 3, che introduce in Costituzione il premier eletto, riscrivendo in questo modo l'art.92 della Costituzione. Il resto recita che “Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei ministri. Il Presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale e diretto per la durata di cinque anni. Le votazioni per l'elezione delle due Camere e del Presidente del Consiglio avvengono contestualmente”.

Il sistema elettorale dovrà basarsi sui “princìpi di rappresentatività e governabilità e in modo che un premio, assegnato su base nazionale, garantisca il 55 per cento dei seggi in ciascuna delle due Camere alle liste e ai candidati collegati al Presidente del Consiglio dei ministri”. Il Presidente della Repubblica “conferisce al Presidente del Consiglio dei ministri eletto l'incarico di formare il Governo e nomina, su proposta del Presidente del Consiglio, i ministri". 

La discussione procede per oggi e sarà poi sospesa in vista delle elezioni dell’8 e 9 giugno. Riprenderà l’11.

Quando è scoppiata la rissa

L’intervento di Licheri da cui è scaturita poi la tensione fra Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia verteva sulla modifica dell'articolo 88 che istituisce il cosiddetto ‘semestre bianco’ (il divieto di scioglimento delle Camere da parte del presidente della Repubblica negli ultimi sei mesi del suo mandato). "Quel semestre è garanzia che non ci siano giochi di potere fuori dall’Aula. Il punto è che loro (la maggioranza ndr), possono fare tutto perché loro sono Giorgia”.

Menia: “Sono stato insultato”

All'uscita Menia ha spiegato ai cronisti di essere scattato perché era stato insultato. Poi ha mostrato una foto scattata prima della rissa sfiorata in cui si vede il capogruppo del Pd Francesco Boccia che dà le spalle all'emiciclo mentre parla con i propri senatori. "Tra gli insulti ho sentito la parola culo – ha aggiunto - ma il culo lo ha mostrato Boccia e la presidenza non ha visto”.