Giovedì 19 Dicembre 2024
COSIMO ROSSI
Politica

La riforma della giustizia: “Risarcire le vittime dei giudici”

Negli ultimi vent’anni ci sono stati 30mila errori e abusi a livello giudiziario

Il ministro della giustizia Carlo Nordio, durante la prima chiama per il voto sulla fiducia

Il ministro della giustizia Carlo Nordio, durante la prima chiama per il voto sulla fiducia

Roma, 22 dicembre 2024 – “Bisognerà pur pensare a risarcire le persone che finiscono nella graticola giudiziaria per anni, perdendo la salute, i risparmi, e magari il posto di lavoro, perché qualche pm non ha riflettuto sulle conseguenze della sua iniziativa avventata”. È quanto propone in un’intervista il ministro di Giustizia, Carlo Nordio. Ma soprattutto il ministro vede la riforma costituzionale della separazione delle carriere (in stile anglosassone) tra magistratura inquirente e giudicante la riforma con “con più possibilità di arrivare in fondo e nei tempi più rapidi”, visto che sono già passati due anni di legislatura senza nessun voto sulle riforme: né la giustizia né il premierato.

Il Guardasigilli insomma non si perita a svelare le intenzioni politiche della maggioranza. Dato che l’economia stagna e il premierato “madre di tutte le riforme” non convince del tutto gli alleati (con Forza Italia e Lega da sempre propensi al cancellierato) e ancor meno il Quirinale, la maggioranza di di centrodestra deve portare a casa almeno un bersaglio grosso di legislatura. E rimane solo la riforma della giustizia con la separazione delle carriere, anche se quelli più si sono impegnati in tema di garantismo temono “una riformicchia”, visto che “in questi due anni la maggioranza di governo ha sempre votato contro tutti gli emendamenti e le proposte” volti a sanzionare e risarcire le responsabilità per gli abusi giudiziari.

La questione insomma è duplice. Da un lato la partita della riforma della giustizia, che a questo punto diventa quasi un obbligo per la maggioranza, anche se il partito della premier è per tradizione solidale con le toghe e le forze dell’ordine costituito. Dall’altra parte una norma, nient’affatto semplice da varare, per risarcire le vittime e sanzionare i pm responsabili di errori e abusi giudiziari, circa 30mila negli ultimi 20 anni. Una soluzione apparentemente ragionevole quanto complicata, per quanto rischia di infrangersi sull’obbligatorietà costituzionale dell’azione penale.

La questione della responsabilità civile dei magistrati risale al 1987, quando i cittadini approvarono un referendum proposto dai Radicali. Da allora, solo nel 2015 è stata approvata una legge e i pm condannati superano appena la decina.

Un tema che è il cruccio dell’attività parlamentare di Enrico Costa, avvocato e deputato che ha fatto la spola tra Forza Italia e Azione occupandosi in modo monotematico di giustizia. “Lo Stato garantisce, neanche sempre, la riparazione per ingiusta detenzione a chi è stato arrestato ingiustamente – dice Costa –. Ma a chi è stato assolto dopo aver subito una misura cautelare reale o personale come un sequestro o un interdizione dalla professione, o un divieto di dimora, subendo un danno grave, lo Stato non risarcisce nulla”. Replicano le opposizioni di Avs che allora anche l’azione dei ministri andrebbe sanzionata. Ma il fatto che è un intervento punitivo verso certi eccessi di zelo dei pm rischia di far alzare le barricate delle toghe persino più della separazione delle carriere. E infatti finora tutti gli interventi e gli emendamenti propositi da Costa sono stati respinti dalla maggioranza.

Incassata l’assoluzione di Matteo Salvini, ma a suo modo anche quella di Matteo Renzi, il centrodestra promette invece di procedere a tappe forzate verso la riforma della giustizia. Un obbligo, visto che ormai quasi metà della legislatura è trascorsa senza avviare nessuna riforma. Al riguardo Nordio ha rivelato sin troppo esplicitamente le intenzioni della maggioranza: la giustizia è la sola riforma che può andare in porto. Per la gioia di Forza Italia, che da sempre ne ha fatto una bandiera e col portavoce Raffaele Nevi risponde presente. Ma adesso anche Salvini, proprio perché assolto meno blindato di prima alla guida del Carroccio, vuole intestarsi la battaglia.