Sabato 23 Novembre 2024
COSIMO ROSSI
Politica

Rinnovamento a 5 Stelle, Conte detta la linea: noi progressisti. Ma non mancano le contestazioni

L’ex premier e leader M5s esulta per il raggiungimento del quorum, ora il voto sulle proposte. Oltre 3mila partecipanti. Beppe Grillo tace: il suo ruolo di garante a vita rischia di saltare

Roma, 23 novembre 2024 – Dal Movimento del “vaffa” sguaiato, al garbato “vaffa” al movimentismo. Quello che fu il Movimento 5 Stelle, contraddistinto dalle insolenti intemperanze di piazza di Beppe Grillo e le macchinazioni telematiche plebiscitarie di Gianroberto Caseleggio, si sta trasformando pressoché in partito, sotto la guida dell’ex premier Giuseppe Conte e della folta pattuglia di parlamentari e politici che lo sostengono. È questa la summa del processo costituente, aperto all’indomani della débâcle delle europee di giungo. Una sfida di partecipazione telematica dei circa 90mila iscritti che nel tardo pomeriggio di ieri il leader si compiace di aver vinto.

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Un gruppo di una ventina di contestatori hanno interrotto l'intervento iniziale di Giuseppe Conte alla kermesse 'Nova' con cori e urla, Roma, 23 novembre 2024. 'Onestà e trasparenza' hanno urlato, contestando le procedure di voto. E poi il coro 'dimissioni' rivolto a Conte. E ancora: "siete come il Pd, due mandati e a casa". Alcuni militanti indossano una maglia con i volti di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. ANSA/FABIO FRUSTACI

“Abbiamo raggiunto il quorum, una soddisfazione per tutti”, dice Conte, interrompendo le interviste dei giornalisti davanti alla platea del Palacongressi dell’Eur che riempie la sala principale, ma non deborda certo di presenze nelle sale attigue. “È la vittoria di chi ha deciso di decidere, di impegnarsi per definire il futuro del M5s, a prescindere dagli orientamenti di voto”, sostiene il presidente del M5s dal palco della kermesse ricavato al centro della sala in stile agorà. Risultato acquisto, insomma, per la dirigenza contiana del Movimento. Anche se rimane da esaminare il responso ai 52 quesiti sottoposti ai quasi 90mila iscritti: a cominciare dall’abrogazione o la limitazione nel tempo del ruolo (retribuito a 300mila euro l’anno) del “garante” Grillo, l’abolizione del vincolo dei due mandati per gli eletti, la collocazione organica nel campo progressista (Conte su questo tema ha detto: “Essere progressisti è uno spartiacque fondamentale”). Un scelta che tutti rifiutano di intendere come alleanza organica col Pd, ma che in realtà non lascia margini a grandi dubbi.

La palingenesi dei 5 Stelle va in scena tra i ricercati marmi del Palacongressi dell’Eur a Roma, proprio dirimpetto al palazzo della Civiltà del lavoro, il cosiddetto Colosseo quadrato, in un freddo e pomeriggio romano dagli orizzonti tersi. Non c’è propriamente la platea della grandi occasioni sulla scalinata desolata del Palacongressi, anche perché molti militanti di sinistra romani sono alla manifestazione contro il femminicidio. Meglio all’interno, ma solo sala principale col palco centrale è piena.

“C’è tanto entusiasmo... Davvero benvenuti a tutti”, dice Conte salendo sul palco tra gli applausi per inaugurare la kermesse. “È stato veramente un processo, un momento di grandissima partecipazione”, si compiace l’ex premier. In quel momento fa ingresso una dozzina di contestatori che si richiama alla celebre canzone di Alan Sorrenti “Figli delle stelle”. Magliette coi volti di Grillo e Casaleggio senior – il cui figlio e patron della piattaforma Rousseau è più che ai ferri corti col M5s –, intonano “onestà, onestà”. Con loro c’è anche l’ex deputato Marco Bella. La platea mormora. Conte non si scompone. “Siamo aperti anche al dissenso”, risponde il leader. Parte qualche “venduti”. La platea risponde “fuori, fuori”, “c’è un solo presidente” e “Giuseppe, Giuseppe”.

I giornalisti si accalcano ad ascoltare i dissidenti, che si accapigliano in discussioni con qualche sostenitore di Conte. Che continua a intrattenere il pubblico e introduce sul palco un gruppo di giovani, cui tiene “moltissimo”. E fa bene. Perché non si può dire che la platea brilli per gioventù. Anzi, è piena di nuche canute e pelate. Mentre il grosso della classe dirigente è fatta di 40/50enni. “Sembra il Pd”, si confidano i giornalisti, confortati con un ottimo buffet, a differenza dei tempi in cui venivano maltrattati. E un po’ è così. Non più i contestatori in stile sansepolcrista delle origini, ma una riunione di madri e padri di famiglia benpensanti venuta ad ascoltare le proposte, pur radicali, di riforme della sanità e dell’istruzione e le esortazioni via satellite dell’anziano economista Joseph Stiglitz.