Venerdì 17 Gennaio 2025
Elena G. Polidori
Politica

Santanchè a processo, le mosse della premier Meloni. Fermi fino alla Cassazione, poi un cambio ‘chirurgico’

Nella partita della ministra finisce anche il dibattito aperto con la Lega e Zaia. Il diktat del governo: vedere le carte e aspettare gli sviluppi, fino a marzo

Roma, 17 gennaio 2025 – Dimissioni più vicine per Daniela Santanchè, ma non ora. La ministra del Turismo – rinviata a giudizio per concorso in falso in bilancio della società Visibilia - nell’immediato non sarà costretta al passo indietro perché Giorgia Meloni non dovrebbe chiederle di lasciare l’incarico. Almeno non a questo punto dell’iter giudiziario dell’inchiesta, che prevede ancora due mesi prima che si aprano le porte del tribunale. Le dimissioni, tuttavia, non sono escluse: ci sarebbero in caso di rinvio a giudizio in un altro procedimento, quello per truffa aggravata all’Inps nell’utilizzo della cassa Covid, che vede sempre Santanchè al centro dell’inchiesta. Se ciò avvenisse, la premier non potrebbe più tenerla in squadra, perché nessun accusato di truffa ai danni dello Stato può, ragionevolmente, ricoprire un incarico di governo; l’inchiesta in questione è ferma in Cassazione e lo sblocco potrebbe avvenire entro la fine del mese di gennaio.

Ecco, dunque, che già si lavora a una possibile sostituzione della ministra (che, per altro, non ha un dicastero di peso e dunque non è considerata determinante nell’ambito dell’esecutivo) con la stessa celerità che ha contraddistinto il caso Sangiuliano o Fitto; dunque, sostituzione della persona e nessun rimpasto. Meloni - è noto - vede la parola stessa (rimpasto) come fumo negli occhi. Perché – si dice a Palazzo Chigi – un rimpasto si sa come comincia e non come finisce e soprattutto ora che la coesione della maggioranza è messa a dura prova dalle polemiche sul terzo mandato, messe in atto soprattutto da Luca Zaia, governatore Veneto, meglio non solleticare appetiti, specie quello del vicepremier Matteo Salvini, che coglierebbe senz’altro la palla al balzo per chiedere di tornare al Viminale.

Situazione complessa e, al contempo, scivolosa per Meloni. Non è escluso che possa esserci nelle prossime ore - o al massimo nei prossimi giorni - un confronto tra la premier e la ministra del suo partito per fare il punto della situazione. Nella conferenza stampa del 9 gennaio, rispondendo a una domanda sul futuro di Santanchè in caso di rinvio a giudizio la premier aveva dato una risposta prudente, affermando che in ogni caso avrebbe affrontato la questione con la diretta interessata: “Vediamo. Non sono la persona che giudica queste cose prima che accadono, vediamo cosa deciderà la magistratura e poi ne parlerò ovviamente con il ministro Santanchè”, le parole di Meloni.

Intanto, se da un lato la ministra incassa la solidarietà degli alleati di governo (Lega, Forza Italia e Noi Moderati), dall’altro si registra un sostanziale silenzio di Fratelli d’Italia da dove tuttavia filtra come la decisione finale sul caso sia “solo ed esclusivamente” nelle mani di Meloni, alle prese, come si diceva, anche con la questione Veneto e Luca Zaia che minaccia di andare da solo alle elezioni se non verrà scelto un candidato della Lega di sua stretta osservanza per la sua successione in Regione.

Ma anche su questo, nulla filtra da Palazzo Chigi. Tutti chiusi in un silenzio che si è fatto parecchio notare, nella giornata di ieri. “Vediamo bene le carte” prima, uno dei ragionamenti che si fa tra i luogotenenti di Fdi. “Vediamo come si evolve la situazione”, diceva ieri chi ha avuto modo di parlare con la premier, anche se oramai in pochi sono pronti a scommettere che Santanchè rimarrà al suo posto fino a fine legislatura. Anche perché la grancassa delle opposizioni (fatta salva Italia viva) non si placherà facilmente: “Con accuse così gravi chi ricopre incarichi istituzionali deve fare un passo indietro”, Meloni “è politicamente responsabile” del suo governo, ha attaccato la segretaria Dem. Uno spettacolo “indecoroso” per Giuseppe Conte, che ha annunciato una nuova mozione di sfiducia del M5s contro la ministra. “Dimissioni subito” le chiedono anche da Avs e da Azione. Un clima incandescente che, se arrivasse anche l’altra tegola sulla truffa all’Inps, sarebbe davvero impossibile sostenere senza correre ai ripari.