Lunedì 23 Dicembre 2024
COSIMO ROSSI
Politica

Slittano le nomine Rai: non c’è intesa. E l’ingorgo decreti blocca alcune riforme

La maggioranza non ha trovato l’accordo sulla governance del servizio pubblico. Dalla maternità surrogata al codice stradale, tanti ddl restano fermi al palo.

Tajani, Meloni e Salvini

Tajani, Meloni e Salvini

Roma, 6 agosto 2024 – La maggioranza ripara a settembre in almeno quattro matterie: Rai, disegno di legge sulla sicurezza, nuovo codice sulla strada e legge sulla maternità surrogata reato universale. Se sicurezza e maternità surrogata sarebbero bandiere che le difficoltà del momento non consentono di brandire, il rinvio sulla nomina dei nuovi vertici di viale Mazzini certifica invece il nervosismo di Palazzo Chigi e tra gli alleati di maggioranza provocato dall’onda lunga del risultato europeo e del voto su Ursula von der Leyen. Mentre il Parlamento rimane inadempiente da 9 mesi sulla nomina di un giudice costituzionale, in attesa che a dicembre ne scadano altri tre per concertare un’elezione a pacchetto.

Rinviato a domani il vertice di maggioranza sul nuovo assetto di viale Mazzini, ieri il Parlamento ha fissato per il 12 settembre la votazione dei 4 membri dei cda di sua spettanza. Dopo le dimissioni della presidente Marinella Soldi, l’esecutivo deve rimettere mano alla situazione nient’affatto lusinghiera dell’azienda e la sua audience. L’idea di palazzo Chigi sarebbe di scardinare l’attuale tandem composto dall’amministratore delegato Roberto Sergio e il Direttore generale Giampaolo Rossi, che assumerebbe il ruolo unico di ad; mentre a Forza Italia andrebbe la presidenza di garanzia con Simona Agnes. Ma Matteo Salvini vorrebbe per il Carroccio la conferma della posizione di Dg o, in subordine, il Day Time attualmente in mano ad Angelo Mellone in quota FdI.

Domani la maggioranza ne parlerà prima dell’ultimo Consiglio dei ministri agostano. Ma non sarà il solo tema torrido. Dopo le dimissioni di Giovanni Toti, infatti, il centrodestra deve ancora trovare una candidatura alla guida della regione Liguria, dove il dem Andrea Orlando parte avvantaggiato. Con Emilia-Romagna e Umbria, dove la governatrice leghista Donatella Tesei non brilla, c’è il rischio di perdere 3 Regioni su 3. Perciò c’è indecisione anche sull’election day proposto dal vicepremier Antonio Tajani: per non amplificare la ventata di centrosinistra prima di una finanziaria al risparmio (dalla prossima invece l’Italia dovrà cominciare a rientrare nei ranghi del patto di stabilità a una dozzina di miliardi l’anno) c’è chi preferirebbe spalmare lo stillicidio.

Anche sulla nomina del commissario europeo italiano ci sono tensioni, dal momento che Forza Italia (che sta nel Ppe di von der Leyen) ha messo in campo il nome di Letizia Moratti per il ticket di genere con Raffaele Fitto; a maggior ragione la premier Giorgia Meloni potrebbe preferire la diplomatica di area a capo dei servizi Elisabetta Belloni.

Domani chiudono anche le Camere. Il ddl carceri sarà l’ultimo adempimento. Andrà invece a settembre il ddl sicurezza, quello in cui è stato inserito il divieto della cannabis light; insieme alla legge bandiera sul divento universale di maternità surrogata e al nuovo codice della strada propugnato dal ministro Salvini. Ma più che altro il parlamento è scandalosamente inadempiente sulla sostituzione della giudice costituzionale Silvana Sciarra, scaduta da quasi un anno. A dicembre scadono il presidente Augusto Barbara e i giudici Franco Modugno e Giulio Prosperetti. E tutto sembra dimostrare la volontà di procedere secondo una logica "a pacchetto" di spartizione tra maggioranza e minoranze, dato che occorre il voto dei due terzi dei parlamentari.