Venerdì 31 Gennaio 2025
PIERO S. GRAGLIA
Politica

Il rilascio del generale libico. Le Corti penali condannate all’inutilità

Il rilascio il 21 gennaio da parte del governo italiano di un arrestato con mandato del 18 gennaio, è un evidente “oltraggio” alla Corte penale internazionale

Roma, 31 gennaio 2025 – Siamo un mondo immerso nelle relazioni globali, eppure c’è insofferenza nei confronti degli organi giurisdizionali internazionali, istituiti dopo la fine del Secondo conflitto mondiale e cresciuti in numero – e competenze – in maniera costante da allora.

Il generale libico Njeem Osama Almasri Habish atterra a Tripoli il 21 gennaio 2025
Il generale libico Njeem Osama Almasri Habish atterra a Tripoli il 21 gennaio 2025

Che si tratti della Corte internazionale di Giustizia (nata nel 1945 come parte dell’Onu), della Corte europea dei diritti dell’uomo (nata nel 1959, come emanazione del Consiglio d’Europa), della Corte di Giustizia dell’Unione europea (nata insieme alle prime comunità nel 1952-1957) o della Corte penale internazionale dell’Aja (2002) ogni istituzione che aspiri a essere “sovranazionale” (cioè in grado di imporre le sue decisioni oltre le frontiere) incontra in questo periodo una crescente opposizione da parte degli Stati nazionali. Questi sono, in fin dei conti, i maggiormente interessati al funzionamento di queste istituzioni. Eppure sono anche i soggetti che spesso osteggiano le decisioni di questi “tribunali”. Se la Corte penale internazionale vuole processare un capo di governo per crimini di guerra, le difficoltà sono evidenti (Netanyahu e Putin nello specifico), ma il caso del criminale libico Osama Almasri è diverso. Il rilascio il 21 gennaio da parte del governo italiano di un arrestato con mandato del 18 gennaio, è un evidente “oltraggio” alla Corte penale internazionale, fatto alla chetichella. “La legge è uguale per tutti” è il motto della giurisdizione italiana e la base del nostro vivere associato, ma tale frase non sembra andare d’accordo con la ragion di Stato quando si parla di diritto internazionale. È per questo che Paesi come gli Stati Uniti, la Russia, Israele, in buona compagnia con il Sudan, non accettano le giurisdizioni sovranazionali e, pur avendo firmato i trattati istitutivi, non li hanno mai ratificati. L’unica legge uguale per tutti, alla fine, sembra essere quella dello Stato più forte, che spesso è anche quello più “canaglia”.