Martedì 16 Luglio 2024
COSIMO ROSSI
Politica

Riforma della giustizia, i magistrati non ci stanno: "I diritti dei cittadini verranno subito ridotti"

Intervista a Stefano Musolino, segretario generale di Magistratura democratica

Roma, 30 maggio 2024 – Dottor Stefano Musolino, segretario di Magistratura democratica, come giudica il progetto di separazione delle carriere varato dal governo?

"La magistratura ha evidenziato il problema cruciale: un cambiamento culturale della magistratura requirente, sempre più orientata a assecondare le esigenze di sicurezza, tipiche della polizia giudiziaria, e non a tutelare i diritti delle persone indagate. Una riduzione dei diritti dei cittadini nella fase delle indagini, che è elemento decisivo per il giusto processo".

Stefano Musolino, classe 1968, è procuratore aggiunto della Repubblica a Reggio Calabria
Stefano Musolino, classe 1968, è procuratore aggiunto della Repubblica a Reggio Calabria

L’avvocatura però è favorevole e non da oggi alla separazione...

"Questo meraviglia. Sembra che abbiano sposato il mantra ideologico della separazione, senza cogliere i rischi che possono derivare per i diritti degli imputati. Vi è assoluta indipendenza e autonomia dei giudici rispetto ai pm, come dimostrano tutte le statistiche sui tassi di assoluzione. Non si capisce in base a cosa sia meglio un pubblico ministero separato, ridotto a fare l’avvocato della polizia giudiziaria".

Si potrebbe obiettare che i pm fanno già gli avvocati della polizia giudiziaria...

"Il pericolo è culturale. La riforma nell’immediato determinerà che il pm, sganciato dalla giurisdizione e più attento a risultato securitario che processuale, non avrà momenti di condivisione col giudice. Non essendo più la magistratura un sé unitario, si determinerà una cultura separata del pm rispetto al giudice, una cultura più vicina alla polizia giudiziaria che ai diritti del cittadino. E questo è un pericolo".

L’obbligatorietà dell’azione penale rimane comunque inalterata.

"Esistono già oggi criteri di priorità, che il procuratore condivide col presidente del Tribunale. Il pm non è una parte del processo. La parte pubblica è indifferente al risultato processuale, non vince o perde mai. Il processo concluso con un’assoluzione oggi non è sconfitta. Domani invece non sarà così".

La separazione delle carriere non serve a dare attuazione al giusto processo?

"Oggi stiamo facendo processi ingiusti? Sfido a dire quale processo ingiusto sia stato stato fatto perché il pm non è separato. C’è già separazione delle funzioni: su circa 9mila magistrati ci sono 10 trasferimenti l’anno. Non ci sono trasmigrazioni. Anzi. Semmai dovrebbe essere previsto che il pm prima di iniziare la carriera faccia il giudice per un congruo periodo. La separazione rompe questo dialogo culturale tra le due parti pubbliche della magistratura".

Nel frattempo la giustizia, soprattutto civile, è ingolfata. Non sarebbe il caso di depenalizzare?

"Su questo siamo d’accordo. Questa riforma non risparmia un giorno di processi, è totalmente neutra rispetto ai problemi della giustizia".