Roma, 6 marzo 2025 – Rocco Maruotti, segretario dell’Anm, a Palazzo Chigi avete parlato due ore con il governo per rimanere entrambi sulle stesse posizioni. Una sconfitta?
“Non userei il termine sconfitta. A noi preoccupa il sistema costituzionale che verrebbe fuori dalla separazione delle carriere che il governo porta avanti senza dubbi. Abbiamo messo in chiaro la nostra posizione così come Meloni la sua: vuole portare a casa la riforma nel più breve tempo possibile. C’è stato un confronto molto leale ma al contempo schietto, ci siamo detti ciò che pensavamo, è stato un confronto cordiale ma duro nei contenuti; abbiamo messo inchiavo senza riserve la nostra posizione”.
A proposito di riserve, si poteva provsare a limitare l’impatto della riforma sul sistema?
Abbiamo detto subito che non eravamo andati lì per trattare perché non ne abbiamo titolo e non abbiamo nulla da dare in cambio. Abbiamo chiesto di smentire le notizie secondo cui il governo vorrebbe sottrarre il controllo della polizia giudiziaria alla magistratura ed è stato fatto, poi abbiamo chiesto lo stop alle critiche ai magistrati in seguito a sentenze sgradite, perché questo porta ad una delegittimazione che fa male alla magistratura e alla democrazia, infine abbiamo spiegato perché la riforma ci preoccupa.
E loro?
“Ce lo hanno lasciato fare. Abbiamo anche ripercorso questi due anni di attacchi ai magistrati, Meloni ha detto di essersi sentita attaccata a livello personale. Ci siamo detti che questo clima non giova a nessuno, poi abbiamo avanzato otto proposte di riforma della giustizia dal punto di vista amministrativo e il governo ci ha invitato ad un tavolo tecnico per approfondire e trovare soluzioni condivise. E c’era un’ultima richiesta, un po’ provocatoria...”.
Quale?
“Tornare al pre-Cartabia, ovvero a un sistema che permetteva una maggiore intercambiabilità dei ruoli, insomma: abbiamo ribaltato il discorso. Se volete un magistrato migliore dovete consentirci di giocare entrambi i ruoli perché questo è arricchente”.
La reazione del governo?
“Ci hanno ascoltato”
Perché vi preoccupa così tanto la separazione delle carriere?
“Perché pensiamo che i pm finiranno sotto l’Esecutivo. Abbiamo fatto anche esempi concreti su questo punto, Paesi come la Spagna e il Portolano dove il pm ha uno status di autonomia e indipendenza inferiore rispetto al giudice ed è controllato in un modo più o meno forte dal potere esecutivo. In Francia, in Germania e negli Usa, pur essendoci un sistema accusatorio, non c’è la separazione delle carriere. Poi c’è la preoccupazione per il futuro”.
Cosa può accadere?
“Loro non possono garantire per il futuro e che questa crepa che aprirebbero nella Costituzione potrebbe diventare una frattura incontrollabile. E ci preoccupa che la maggioranza abbia respinto alla Camera un odg che la impegnava ad evitare qualsiasi riforma che potesse portare all’assoggettamento del potere del pm all’esecutivo. Ho chiesto ragione di questo voto e Meloni ha detto che l’avevano trovata provocatoria. Continuiamo dunque a essere preoccupati rispetto a una prospettiva futura che porterà inevitabilmente un assoggettamento del potere giudiziario all’esecutivo, così come ha chiarito Marcello Pera che certo non può essere sospettabile di essere un magistrato progressista o di sinistra”.
Continuerete a manifestare?
“Non c’è motivo di desistere”.