Roma, 03 novembre 2023 - Dopo l'approvazione all'unanimità nell'ultimo Consiglio del ministri, il disegno di legge sull'elezione diretta del Presidente del Consiglio, la cosiddetta riforma costituzionale del premierato potrà iniziare il suo iter parlamentare. Il testo di quella che la premier Giorgia Meloni ha definito la "madre di tutte le riforme" , dovrà ora passare per due letture da parte di entrambi i rami del Parlamento. Per far sì che venga approvata è necessario che il Parlamento – in entrambe le camere – approvi il testo con la maggioranza qualificata, cioè dei due terzi dei suoi componenti. Una possibilità che al momento appare lontana considerato che le opposizioni, ad eccezione di Italia Viva, sono tutte contrarie alla proposta della maggioranza. Matteo Renzi ha più volte dichiarato che voterà favorevolmente la riforma per il "sindaco d'Italia" , mentre il Pd - con la segretaria Schlein - ha parlato di "riforma pericolosa, che indebolisce il Quirinale ed esautora il parlamento". Se Meloni non dovesse trovare i voti nelle due Camere, l'articolo 138 della Costituzione prevede la possibilità per almeno un quinto dei parlamentari di richiedere un referendum (confermativo) per l'approvazione finale del testo. In ogni caso l'obiettivo del governo è quello di arrivare alla prima votazione davanti le camere entro le europee di giugno.
I contenuti
Il testo è stato oggetto di continue trattative, in particolare sulla norma anti-ribaltone che consentirà di poter cambiare premier solo una volta per legislatura. In caso di scioglimento delle Camere, infatti, l'incarico di formare il governo potrà essere conferito esclusivamente a un parlamentare candidato nella stessa coalizione del premier dimissionario o sfiduciato.
E addio ai governi tecnici perché "non ci sarà più la possibilità di fare maggioranze arcobaleno e si rinvia alla legge elettorale la responsabilità di garantire una maggioranza", ha evidenziato la premier Meloni in conferenza stampa. "È una riforma costituzionale - ha aggiunto - che introduce l'elezione diretta del presidente del Consiglio e garantisce obiettivi che dall'inizio ci siamo impegnati a realizzare: il diritto dei cittadini a decidere da chi farsi governare, mettendo fine a ribaltoni, giochi di palazzo e governi tecnici o passati sulla testa dei cittadini".
E ancora: “Noi abbiamo fatto quello che dovevamo fare, abbiamo mantenuto l'impegno che ci eravamo presi, si tratta di un'occasione storica che ci porta nella terza Repubblica ma poi deve sempre il popolo a decidere. Confido in un consenso ampio in Parlamento e se così non dovesse essere chiederemo agli italiani che cosa ne pensano con un referendum".
E nel caso in cui il referendum dovesse bocciare la riforma costituzionale, lei rassegnerebbe le dimissioni? “Io ho detto che ho fatto quello che è scritto nel programma: faccio la riforma e la consegno agli italiani ma nulla ha a che fare con l'andamento del governo, io sto realizzando il programma di governo", ha risposto la presidente Meloni. Anche secondo la ministra delle Riforme Elisabetta Casellati "è chiaro che serve una legge da adattare alla nuova forma di governo. Ci sarà un'ampia consultazione. Ci sarà l'individuazione di una soglia: il 55 rimane un'ipotesi minima, potremmo anche superarla – ha dichiarato la ministra riferendosi al sistema di voto. È il metodo che abbiamo adottato sulle riforme e che adotteremo anche per la legge elettorale”.
Stop ai senatori a vita
Un altro punto della riforma riguarda i senatori a vita: "Non ci saranno più, fatto salvo per gli ex presidenti della Repubblica e gli attuali senatori a vita. Dopo il tagli dei parlamentari l'incidenza dei senatori a vita è molto aumentata”, ha dichiarato la premier Meloni.
Le accuse delle opposizioni
Per Giuseppe Conte si tratta solo di un'operazione "per distrarre italiani da una manovra vergognosa", per il Pd di una soluzione che comprimerebbe maggiormente le prerogative del Capo dello Stato. Ma la riforma potrebbe incontrare anche del fuoco amico, in particolare per quello che riguarda il limite dei mandati del presidente del Consiglio. La proposta di legge, che porta la firma della ministra Elisabetta Casellati, specifica che il capo del governo viene eletto dai cittadini "per la durata di 5 anni". Per il governatore Zaia "è anacronistico che il futuro premier eletto non abbia il limite del mandato, mentre governatori e sindaci sì".