Martedì 18 Marzo 2025
ANTONELLA COPPARI
Politica

Riarmo Intesa nel governo

Meloni ricompatta la maggioranza. Apertura alla Lega per evitare strappi. .

Meloni ricompatta la maggioranza. Apertura alla Lega per evitare strappi. .

Meloni ricompatta la maggioranza. Apertura alla Lega per evitare strappi. .

Missione compiuta. La maggioranza vota compatta la risoluzione che passa con 109 voti favorevoli, 69 contrari e 4 astenuti. Soddisfatta la Lega: "Meloni va nella direzione giusta". E già: nelle comunicazioni al Senato (oggi si replica alla Camera) in vista del Consiglio europeo che si apre domani, per la premier la priorità era evitare che si ripetesse la spaccatura registrata a Strasburgo. Così, ha concesso al Carroccio moltissimo. Conferma l’impegno a non usare i fondi coesione per la difesa: "L’Italia non intende distogliere un solo euro da queste risorse". Sul no alla missione di peace keeping che continuano a vagheggiare Gran Bretagna, Francia e altri paesi volenterosi è durissima: "L’invio di truppe italiane non è mai stato all’ordine del giorno". In omaggio ai leghisti, cassa ogni riferimento all’eventualità di partecipare a una missione sotto l’egida dell’Onu. L’ipotesi non è scomparsa, ma non è attuale: perché citarla?

Il piano Ue vero e proprio lo rideclina in salsa italiana: "Rafforzare la difesa non è solo riempire gli arsenali". È tantissime altre cose, per esempio "la cyber-sicurezza e la difesa dei confini". Visto che i medesimi si intendono minacciati non dalle orde russe, ma dai migranti è musica per le orecchie di Salvini. Assente dall’aula (è volato a Varsavia per il consiglio dei ministri dei Trasporti Ue), sente Giorgia in mattinata. Anche sull’esercito europeo Meloni è rassicurante: non esiste, "è basato su eserciti nazionali che all’occorrenza si coordinano". La premier non dà nulla per scontato: gli 800 miliardi del progetto von der Leyen? "Un annuncio molto roboante" rispetto alla realtà. In ogni caso, dei 150 miliardi di prestiti per finanziarlo "parleremo quando avremo i dettagli"; quanto ai 650 miliardi che dovrebbero essere ricavati da ulteriore deficit, "l’Italia valuterà l’opportunità o meno di usare gli strumenti previsti". Dopo aver criticato la strada dell’Europa, indica l’alternativa: per l’Ucraina punta al ricorso all’articolo 5 del trattato Nato, che "non implica l’automatica entrata in guerra" in caso di aggressione, ma prevede l’assistenza "con l’azione più necessaria: l’uso della forza è un’opzione". Sul finanziamento del mai esplicitamente nominato riarmo, propone il ricorso ai privati con investimenti garantiti dalla Ue. Guarda caso, è uno dei temi messi in campo nella sua audizione al Senato da Mario Draghi.

Sin qui la prolusione della premier era prevedibile. Altre strade per evitare la rottura della maggioranza non c’erano. Meno scontata è la sterzata compiutamente trumpiana. Sui dazi Giorgia mette in guardia dalla "reazione emotiva" della rappresaglia: "Una guerra commerciale non avvantaggerebbe nessuno". Sui rapporti con gli Stati Uniti è nettissima: "Non è immaginabile costruire garanzie di sicurezza efficaci dividendo Europa e gli Usa". Signori, "Trump è stato democraticamente eletto: è giusto che l’Europa si attrezzi per fare la sua parte, ma è ingenuo o peggio folle chi pensa che possa fare da sola". Anche sull’Ucraina si distingue dal resto dell’Europa: conferma che la maggioranza è sempre stata dalla parte di Kiev, rivendica il sostegno dell’Occidente "per cui oggi è possibile trattare la pace", ma che a trattare sia il signore della Casa Bianca sembra andarle benissimo: "Sosteniamo gli sforzi di Trump". Senza invocare la presenza Ue a quel tavolo.

Persino sul Medio Oriente auspica il ripristino della tregua, alle condizioni di Washington. All’opposizione, giusto un paio di stilettate: "I pacifisti che criticano le spese per la difesa si lamentano anche dell’ingerenza americana: le due cose non stanno insieme". Lo schiaffo a Conte è un rituale: "Perché s’impegnò ad arrivare al 2% del Pil per la difesa se non era d’accordo?". La priorità è tenere insieme la maggioranza e persino cercare di attimi di unitarietà. La premier l’invoca all’inizio: "In momento così grave dovremmo ragionare insieme". Ma l’applauso bipartisan lo strappa solo in due occasioni: quando augura al Papa "di ristabilirsi presto". E quando difende Sergio Mattarella dagli attacchi. "Siamo al suo fianco".