Roma, 5 dicembre 2016 - Matteo Renzi ha perso la sfida del referendum e, come aveva annunciato, si è presentato in tv davanti agli italiani per rassegnare le sue dimissioni. Mai discorso è stato più difficile, per il premier che tanto si è speso in prima persona per le ragioni del 'Sì', e che ieri sera è stato obbligato, dalla bruciante sconfitta, a trarre le sue conclusioni. Che in una frase, non priva di una certa autoironia, si possono riassumere così: "Mi assumo tutte le responsabilità della sconfitta. Volevo ridurre il numero delle poltrone: la poltrona che salta è la mia".
Intorno a mezzanotte, prima di incontrare la stampa - che non ha avuto la possibilità di fare domande - il premier uscente ha telefonato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Poi, con la comprensibile commozione del caso, ha spiegato i motivi della sua scelta. Che aveva anticipato fin dall'inizio di questa lunga campagna referendaria dei veleni, in caso di vittoria del No: "Domani pomeriggio convocherò il consiglio dei ministri, ringrazierò i miei colleghi e salirò al Quirinale, dove consegnerò le dimissioni nelle mani del presidente Mattarella".
Non cerca sconti, Renzi, parla dell'alta affluenza alle urne come di "una grande festa della democrazia", ringrazia tutti coloro che hanno lavorato per la causa del sì, in un passaggio da groppo in gola ringrazia la moglie, presente alla conferenza stampa: "Grazie ad Agnese, per aver sopportato la fatica di questi mille giorni e per come ha splendidamente rappresentato il nostro Paese, grazie ai miei figli. Sono stati mille giorni bellissimi che sono volati, ora per me è tempo di mettersi in cammino"
Si rivolge al principio soprattutto ai 'suoi', al popolo del Si': "Chi lotta per un'idea non può perdere - sottolinea - Voi non avete perso, sentitevi soddisfatti per il vostro lavoro. Vorrei che foste fieri di voi stessi". Entra un po' più nel tema del dopo-voto: "Tocca a chi ha vinto avanzare per primo proposte serie, coerenti e credibili" e suona un po' come una sfida. Rivendica il suo operato, spiegando che l'unico modo di salvare l'Italia è "scattare", non "galleggiare", cita il fondatore dello scoutismo assicurando di aver lasciato l'Italia meglio di come l'aveva trovata, ringrazia le forze dell'ordine, assicura che saluterà il successore, "chiunque egli sarà, e gli consegnerò la campanella e il dossier delle cose che restano da fare".
Infine, le ultime parole: "Viva l'Italia e in bocca al lupo a tutti noi".
All'ora di pranzo il premier posta su Twitter il video dei suoi mille giorni:
Mille giorni difficili ma belli. Grazie a tutti, viva l'Italia Qui per le singole slide: https://t.co/kcgfbwNNrhhttps://t.co/pzxbfdL44e
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 5 dicembre 2016