
Attilio Fontana, presidente di Regione Lombardia, e la premier Giorgia Meloni
Milano – Pirellone contro Palazzo Chigi. Dopo le tensioni a distanza sul “fine vita”, col presidente leghista Fontana su posizioni opposte a quelle del FdI, questa volta l’argomento del contendere è il meccanismo del payback in ambito farmaceutico e il “faccia a faccia” tra Lombardia e Governo Meloni è frontale. Parliamo della misura per cui, in caso di superamento del tetto della spesa farmaceutica territoriale ed ospedaliera a livello nazionale, le aziende farmaceutiche devono ripianare il 50% dell'eccedenza tramite versamenti alle Regioni.
Il ricorso
La Regione ha infatti depositato ricorso al Tar del Lazio contro l’esecutivo e contro l'Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco), chiedendo l'annullamento della decreto emanato lo scorso febbraio sul payback, con la retroattività della norma che genera un impatto negativo sulle casse regionali con una riduzione di oltre "130 milioni di euro". La Regione cita nel ricorso i ministeri della Salute, dell'Economia e degli Affari regionali, la presidenza del Consiglio, quindi Giorgia Meloni, la Conferenza Stato Regioni e chiama in causa singolarmente tutte le Regioni.
Che cos’è
Il decreto sul payback farmaceutico definisce le condizioni e le modalità per la redistribuzione delle quote variabili spettanti a ogni Regione, assicurando che queste quote non siano superiori al 70% né inferiori al 30% dello sforamento fatto registrare. La Lombardia contesta l'efficacia temporale del decreto specie nella parte che prevede che i nuovi criteri debbano essere applicati retroattivamente, già a partire dal 2024, con riferimento alla spesa farmaceutica relativa al 2023, e non solo successivamente all'entrata in vigore della modifica normativa. Per questo "è interesse della Regione impugnare il decreto al fine di contestare l'efficacia temporale dei nuovi criteri di riparto" del payback farmaceutico.
Il mancato recupero, si legge ancora nel ricorso, "graverà” definitivamente sul bilancio regionale, peraltro già approvato e allocato, generando un grave ed irreparabile danno sull'equilibrio finanziario della Regione Lombardia, e pregiudicando, così, altrettanto irreparabilmente, la programmazione e la gestione delle risorse sanitarie regionali".
Le conseguenze sul servizio
La tesi sostenuta dalla Lombardia è che "i minori introiti derivanti dall'illegittima applicazione retroattiva dei nuovi criteri, oltre che premiare le Regioni meno virtuose nella gestione della spesa farmaceutica, stanno minando pesantemente la stabilità, continuità, congruità ed equilibrio della programmazione e bilancio regionali, con una irreparabile lesione all'esercizio delle competenze regionali nell'ambito del Sistema Sanitario Regionale anche in relazione alla continuità e qualità dell'offerta del servizio ai cittadini".
Le reazioni
"Questi della destra sono veramente dei dilettanti allo sbaraglio. Ora il governatore lombardo Attilio Fontana fa ricorso contro il governo Meloni per un taglio di 130 milioni alla Regione Lombardia, ma mi chiedo, non potevano parlarsi prima? E gli assessori di FdI sono d'accordo oppure si sono distratti? E i ministri della Lega, si erano accorti di questo taglio alla sanità lombarda? Sono davvero dei dilettanti allo sbaraglio". A dichiararlo è Pierfrancesco Majorino, capogruppo Pd in Regione Lombardia