Lunedì 18 Novembre 2024
GIORGIO CACCAMO
Politica

Regionali Emilia Romagna, l’analisi dei flussi elettorali. Il partito dell’astensione? Centristi, 5 Stelle e destra

La ricerca di Swg: pochi travasi di voti tra schieramenti. Il Pd ha confermato i suoi consensi tradizionali, ma convincendo anche i giovani

Bologna, 20 novembre 2024 – Non è stato il tragico 37,7% del 2014, ma l’affluenza in Emilia-Romagna (46,4%) è comunque uno dei dati che resteranno del voto regionale che ha portato alla vittoria – quasi scontata – il centrosinistra con Michele de Pascale. Se non altro perché è di oltre venti punti più bassa rispetto a quattro anni fa. Ma chi sono gli astenuti dell’Emilia-Romagna? Per chi hanno votato nelle altre tornate elettorali? In quali schieramenti si collocherebbero, se tornassero a votare? E poi: per chi hanno votato i giovani? E infine: de Pascale ha “rubato“ voti all’altro schieramento o Elena Ugolini li ha persi tra i suoi potenziali elettori? Per rispondere a queste e altre domande, ci viene incontro l’analisi post elettorale di Swg sui flussi di voti e sul comportamento degli elettori.

Michele de Pascale in conferenza stampa dopo la vittoria alle regionali (FotoSchicchi)
Michele de Pascale in conferenza stampa dopo la vittoria alle regionali (FotoSchicchi)

Come sottolinea Rado Fonda, direttore di ricerca di Swg, de Pascale ha fatto il pieno di voti tra gli under 45 e gli over 64. E già questa è una parziale novità, perché tradizionalmente il Pd ha saputo attirare l’elettorato anziano, più fidelizzato, a scapito quello giovane, più mobile e dinamico. Ma è sempre tra i giovani che si registra anche la più alta percentuale di astenuti nelle diverse classi d’età, intorno al 60%. Percentuale che sale drammaticamente al 71% se si guarda a chi vive in condizioni economiche difficili: tra i pochi che non hanno rinunciato a votare, il preferito è stato comunque de Pascale, che ha ottenuto un alto consenso anche tra chi, al contrario, appartiene al ceto medio-alto.

Ma parlare di flussi elettorali vuol dire soprattutto analizzare come si sono spostati gli elettori tra schieramenti e dentro gli schieramenti. La vittoria netta del centrosinistra (non tanto campo largo, visto che il Pd in Regione è quasi autosufficiente...) potrebbe far pensare a un travaso di voti. Ma non è così. Il Pd, spiega Fonda, è semplicemente riuscito a portare a votare tutti i suoi elettori, attirando solo qualche voto dai centristi e da sinistra. A proposito di centristi: due terzi di chi aveva votato Renzi o Calenda alle Europee stavolta se n’è rimasto a casa. Così come un terzo degli elettori che si riconoscono nel Movimento 5 Stelle.

Nel centrodestra gli elettori di Fratelli d’Italia fanno registrare l’affluenza maggiore, considerando che più in generale nell’area a destra l’astensione si è attestata comunque intorno al 50 per cento. In questo senso, colpisce che l’elettorato più portato ad astenersi, rispetto al comportamento delle Europee, è stato a sorpresa quello di Forza Italia (47%, tra astenuti, schede bianche e nulle). Non che nel centrosinistra siano stati tutti affezionati alle urne: qui l’astensionismo oscilla tra il 32% del Pd e il 40% di Alleanza Verdi-Sinistra.

Infine, l’analisi coordinata da Fonda dimostra che l’appeal personale (63%) ha pesato più sulle scelte di voto degli elettori di de Pascale, mentre il consenso di Ugolini è stato condizionato prevalentemente dal contributo e dalla presenza delle liste nazionali (39%). Segno che, in questo tipo di elezioni, chi decide di votare sceglie in base anche alla notorietà del candidato. Sempre che decida di andare a votare...