Domenica 19 Gennaio 2025
ANTONELLA COPPARI
Politica

Referendum sull'Autonomia: la Corte di Cassazione riapre il dibattito politico

La Corte di Cassazione approva sei referendum, incluso quello sull'Autonomia differenziata, riaccendendo il dibattito politico.

Il trionfo di Landini produce paradossalmente il rientro in partita per Calderoli. La Corte di Cassazione dà il via libera a sei referendum – cinque promossi dalla Cgil che comunque li sponsorizza tutti – compreso quello per l’abrogazione totale della legge sull’Autonomia differenziata (bocciato quello delle Regioni sulla cancellazione parziale). E così fa risorgere dalle ceneri il testo bucherellato in ogni dove dalla Consulta. Nemmeno nei suoi sogni più voluttuosi il ministro leghista poteva augurarsi un simile ricostituente per la sua riforma: "Di fatto i giudici dicono che la legge è viva e gode anche non di ottima ma di buona salute. Vuol dire pure che la legge c’è ed è immediatamente applicabile".

In ogni caso, nulla è deciso: il giudizio definitivo sull’ammissibilità spetta alla Corte costituzionale che dovrà darlo entro il 20 gennaio. Riguarderà anche gli altri quesiti che hanno ricevuto l’okay ieri in tema di Jobs act, contratti a termine, appalti e dimezzamento dei tempi di concessione della cittadinanza agli stranieri. Se ammessi i referendum dovranno tenersi tra maggio e giugno.

La materia politicamente più scottante resta l’Autonomia, bandiera della Lega, che la Corte costituzionale ha picconato il 14 novembre per poi chiedere al Parlamento "di colmare i vuoti". Una legge "demolita" dissero all’epoca le opposizioni, le Regioni guidate dal centrosinistra e la Calabria del forzista Roberto Occhiuto, mentre sottotraccia circolava l’idea di un referendum di fatto disinnescato. Di qui lo spiazzamento che trasuda dalle valutazioni di molti addetti ai lavori assieme all’allusione a una collisione fra le due corti.

La decisione della Cassazione non solo ha sorpreso la Consulta, ma ha preso in contropiede le forze politiche. L’opposizione esulta per la botta al governo, però gli applausi non sono ugualmente fragorosi. Gongola Giuseppe Conte: "Un altro colpo a questo progetto scellerato di Autonomia". Gli fa eco Nicola Fratoianni (Avs): "Cancelleremo lo spacca-Italia". Se la ride Maurizio Landini, che chiede "6 sì per 6 referendum", convinto che "con il via libera della Cassazione si apre una grande opportunità per il Paese". Ma nel Pd i sorrisi sono tirati: il partito è diviso non solo sul Jobs act ma anche sull’Autonomia. Il quorum (50% + 1 degli aventi diritto) è un miraggio, e molti si chiedono se non sia meglio trattare con la maggioranza le modifiche alla legge. A dirlo esplicitamente è il governatore dell’Emilia-Romagna Michele de Pascale: "Evitiamo un referendum lancinante, il centrosinistra ha problemi di consenso al Nord, e correggiamo con il governo il titolo V della Costituzione". Elly Schlein chiede al governo di fermarsi, "non fare più intese con le Regioni e abrogare il testo".

Richiesta rinviata al mittente: fermarsi? "Davanti a una domanda del genere mi tocco le palle perché intendo andare avanti", replica Calderoli. Nel giorno in cui il presidente del Senato, Ignazio La Russa (FdI) propone "di considerare valida una consultazione anche se andasse a votare un elettore in più del 40%", il ministro delle Riforme sa che può vincere la sfida del quorum puntando sull’astensione. "In caso di referendum, penso sia fondamentale che chi crede nell’Autonomia non deve andare a votare", afferma infatti il governatore Luca Zaia. Con lui le regioni del Nord, dall’altra parte della barricata quelle del Sud. Chiosa Salvini: "Non vedo l’ora di arrivare al referendum: sono convinto che gli italiani sono più avanti dei politici e di alcuni giudici". Ora la palla va alla Consulta: dovrà dire se il quesito sull’Autonomia cozza con l’articolo 75 della Costituzione per cui sono illegittimi i referendum "per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali". E soprattutto dovrà spiegare se, come prevede la sua giurisprudenza, è chiaro agli elettori.